venerdì 23 giugno 2017

Pensieri su: Il razzismo spiegato a mia figlia

Buongiorno! Qui è la vostra Katy che vi parla e oggi sono tornata con un nuovo post un po' particolare: avevo già detto un po' di tempo fa che ogni tanto mi sarebbe piaciuto usare il blog come diario delle riflessioni, perché in fin dei conti i blog nascono come dei diari online, e parlare con voi di un argomento, di qualcosa che mi era venuto in mente durante la giornata, insomma, qualsiasi cosa che possa produrre una riflessione e quindi il momento è arrivato!
Come prima riflessione voglio utilizzare un libro che ho letto molto recentemente e che ci è stato assegnato come compito delle vacanze di storia in quanto tratta un tema che affronteremo nel corso del prossimo anno scolastico: il razzismo spiegato a mia figlia.

Questo libro posto in forma dialogica (di dialogo) parla di un padre che si ritrova a parlare alla figlia di cosa significhi essere razzisti, di come tutto questo odio nei confronti di chi è diverso sia nato e delle conseguenze che questo sentimento ha portato, talvolta anche conseguenze disastrose per l'intera umanità (o quasi).

Innanzitutto, noi sappiamo che il razzismo è l'atteggiamento di chi si crede superiore a qualcuno per via di caratteristiche fisiche, un po' come i cristiani nei confronti degli ebrei che venivano perseguitati prima per via dell'antigiudaismo e poi dell'antisemitismo, ed è dettato dalla paura dell'ignoto, del diverso, ma anche da tanto altro. Ma cosa provoca il razzismo? La nostra storia ci racconta di molti fatti accaduti proprio in nome di questa ipotetica superiorità (le Crociate, tutte le volte in cui arabi ed ebrei sono stati costretti "all'esilio", ecc.), ci racconta della Seconda Guerra Mondiale, dove milioni di ebrei (ma non solo loro) sono stati sterminati da un uomo che credeva di poter arrivare a creare una razza perfetta, priva di impurità.
Ecco, questo è forse il pensiero che più di tutti sta alla base del razzismo: eliminare tutto ciò che è diverso e che può costituire una minaccia, non tanto perché questo "diverso" possa essere un delinquente o un serial killer, quanto più perché può intaccare la propria cultura, i propri usi e costumi e c'è chi è conservatore e non vuole che l'ordine che fino a quel momento è stato parte integrante della propria società venga attaccato.

Se ci pensiamo bene, il razzismo è qualcosa che è esistito fin dai tempi antichi: senza andare troppo in là, andiamo al tempo dei Romani, quando sul campo della politica si scontrano il Circolo degli Scipioni (che, probabilmente, non è mai esistito, non come un'organizzazione fatta e stabilita), forti grecisti, e Catone il Censore, conservatore e sostenitore del mos maiorum. Ora, forse potrebbe essere un po' azzardato parlare di razzismo in questo caso, però l'atteggiamento è molto simile: i Greci sono un popolo che è migliore di noi o che potrebbe esserlo? Bene, eleviamo un muro e impediamo alla loro cultura di entrare a Roma e in tutte le città dell'Impero (che a quel tempo non era ancora tale)! Un po' come Trump oggi, che non vuole gli stranieri non tanto perché "sono terroristi", cosa non vera perché non lo sono tutti e potrebbe esserlo anche un americano, quanto più perché "sono diversi e non mi piacciono".

Certo, c'è da dire che oggi più che mai questa parola è all'ordine del giorno, specie se si considera tutto ciò che sta accadendo negli ultimi tempi e anche il fatto che qualche secolo fa era normale disprezzare il diverso: ora, però, ci siamo evoluti, abbiamo compreso che tutti dovrebbero avere gli stessi diritti e che siamo tutti uguali perché il DNA è lo stesso, cambia da individuo a individuo, ma la struttura è comune a tutti noi umani. Eppure c'è ancora chi non recepisce questo fatto!
Siamo sempre buoni a dire che siamo evoluti di qui, siamo evoluti di là, la nostra tecnologia è all'avanguardia e tanto altro, ma allora perché continuiamo a comportarci come degli uomini primitivi? Evolversi non vuol dire migliorare (o peggiorare, dipende dai punti di vista) solo fisicamente oppure dal punto di vista tecnologico, ma vuol dire che cambia anche la nostra mentalità che deve andare a spasso con i tempi, perciò perché siamo ancora ai tempi di Cristoforo Colombo ritenendo tutti gli abitanti del Terzo Mondo inferiori perché noi, i bianchi, li abbiamo conquistati EONI fa? Con il passare del tempo abbiamo iniziato a integrare nella nostra società di colonizzatori i colonizzati che talvolta sono riusciti anche a superarci (pensiamo a Obama, un povero "nero" che intanto è diventato Presidente degli USA e che ha fatto probabilmente un lavoro migliore di qualche altro Presidente "bianco"), siamo arrivati a un punto tale da viverci anche accanto, e allora perché tutti questi pregiudizi? Come il fatto che, oggi giorno, se vieni dal Marocco o da altri paesi islamici sei per forza un terrorista: NO! Non siamo tutti uguali, non possiamo essere definiti come una massa indistinta, ma ognuno di noi ha il proprio credo, le proprie convinzioni e la propria moralità.
Però, se è vero che uno ha le proprie opinioni e che ha il diritto di esprimerle, non è detto che bisogni metterle in pratica e che bisogni dire io sono superiore: io credo che ognuno sia libero di amare chi vuole e tu credi che chi è omosessuale sia uno scherzo della natura? Bene, tu hai la tua opinione e io la mia, ma questo non ti dà il diritto di scaldarti tanto e di andare la fuori a pestare tutti quelli che amano persone del loro stesso sesso per riportarle "sulla retta via" perché sono umani proprio come me e te, che siamo uguali a chi ha la pelle scura, chi ha la pelle bianca, gialla, rosa, azzurra. 
Parliamo spesso di un mondo diviso, ma ci siamo mai chiesti il perché? Io sì, e credo che questa divisione derivi da due cose: ambizione portata agli estremi, perché la fuori ci sono esseri umani che farebbero di tutto pur di avere potere, e la credenza che non siamo tutti uguali, ma che esistano razze diverse e che, soprattutto, gli individui della stessa "razza" siano tutti uguali, quindi se uno è cretino lo saranno pure gli altri. Ecco, se iniziassimo a rispettarci gli uni con gli altri, forse potremmo sperare in un mondo più tranquillo, dove i giovani, i bambini possono vivere con la certezza al 90% (c'è sempre un fattore di dubbio) che potranno realmente vivere la loro vita nella serenità e non nell'odio, perché non ha senso farsi la guerra quando tutto ciò che ci vorrebbe è un pizzico di rispetto, per gli altri ma anche per noi stessi, per le altre culture e gli altri credi.
Non dico che tutti dobbiamo piacere a tutti e farci piacere tutti, perché ci sta avere simpatie e antipatie, ma anche se uno non mi va molto a genio non mi permetterei mai di fargli del male per il semplice fatto che "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te". Ti piacerebbe venire escluso dagli altri? Ti piacerebbe essere additato come diverso? Ti piacerebbe sentirti fuori posto ogni santo giorno per via della prepotenza di qualcuno? Io non credo, e allora al posto che reagire con meschinità varie, sorridi e fai buon viso a cattivo gioco, rispetta, ma non fare mai il cafone (scusate la parola) con gli altri perché non è di certo quello che noi giovani sogniamo, visto e considerato che molto adulti-politici del mondo credono di fare le cose per garantire un futuro a noi piccolini o per porre le basi del nostro operato, quando fanno le cose solo nel proprio interesse.

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Bene, il post di oggi finisce qui, avrei voluto dire altre cose ma non sapevo come inserirle e non volevo andare a parare sull'Isis, ma spero sia venuto fuori qualcosa di almeno decente, che io sia riuscita a tirare fuori la mia opinione, il mio pensiero senza creare confusione o altro.
Se vi va fatemi sapere anche se vi può piacere un post del genere e, eventualmente, cosa voi pensate di questo argomento.
Pace, amore e tanti libri a tutti!

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