martedì 27 giugno 2017

Recensione Babilonia

Titolo: Babilonia
Autore: Yasmina Reza
Genere: Narrativa Contemporanea
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: €17.00 (copertina flessibile)
Pagine: 158






Trama
In un posto chiamato Deuil-l'Alouette (che, tradotto alla lettera, sarebbe "Lutto-l'Allodola"), un posto qualunque nella periferia di Parigi, una donna qualunque, con un buon lavoro, un marito, un figlio, una sorella e dei vicini di casa, si lascia coinvolgere, nel corso di una strana notte di quasi primavera, in una faccenda che potrebbe costarle assai cara. Per affettuosa solidarietà con un uomo di cui non sa molto, tranne che è solo, profondamente solo. O forse perché, di colpo, ha voglia, foss'anche per un'ora, di respirare fuori dalla soffocante banalità del quotidiano, di farsi un giro "on the wild side" - di immergersi in una "dimensione di tenebra". Tirando con la consueta, stupefacente maestria le fila di una vicenda in cui il comico e il tragico si mescolano in maniera inestricabile come in una sorta di perverso vaudeville, Yasmina Reza dà voce alle angosce più segrete, e mette in scena il suo beffardo teatrino della crudeltà scavando ancora una volta in quello spazio di connivenze e mostruosità che può diventare la coppia; e ci ricorda che - non diversamente dagli ebrei, che "sulle rive dei fiumi di Babilonia" sedevano e piangevano "al ricordo di Sion" - ciascuno vive in esilio: da se stesso, da ciò che avrebbe voluto essere, e dagli altri.
Recensione
Buongiorno! Qui è la vostra Katy che vi parla e oggi la giornata è iniziata molto bene con il mio primo "lavoretto" estivo, che consiste nell'aiutare dei bambini a fare i compiti estivi (che poi, io mi chiedo perché esistono? Tanto li fai e poi a inizio anno non te li ricordi manco più), quindi oggi sono molto contenta, nonostante il caldo che imperversa.
Ma bando alle ciance e cominciamo con questa nuova recensione del secondo libro che mi è stato regalato dalla mia compagna di banco, che mi conosce troppo bene, un libro un po' particolare che però si è rivelato niente male.

Elizabeth, una donna di sessant'anni, decide di organizzare una festa di primavera e di invitare un po' di suoi conoscenti, fra colleghi di lavoro, amici del marito e suoi, sua sorella e gli inquilini del piano di sopra, con cui ogni tanto ha scambiato qualche chiacchiera, in particolare con il signore, Jean-Lino.
L'arrivo degli invitati crea man mano un'atmosfera sempre più piacevole in cui la protagonista si perde nei ricordi della gioventù ormai passata, ma presto arriva anche la fine di questa serata piuttosto movimentata, fatta di prese in giro della moglie da parte del marito, scoperte sensazionali (sono ironica) e molto altro: gli ospiti se ne vanno, lasciano la casa vuota e i due coniugi iniziano a mettere a posto, per poi fermarsi e decidere di continuare l'indomani mattina per dedicarsi ad altre attività, ma la loro ritrovata tranquillità verrà presto sconvolta da un avvenimento che riguarda proprio gli inquilini di sopra, avvenimento molto pericoloso in cui la protagonista non riuscirà a non mettere becco, rischiando di finire in guai seri, nonostante gli avvertimenti del marito.

Con tutta la sincerità possibile, vi dico che per me è difficile parlare dei personaggi, dei loro risvolti psicologici perché proprio questi ultimi hanno a che fare con l'avvenimento di cui non posso parlare per non fare spoiler e in realtà non c'è nemmeno molto da dire, ma ci proverò.

La protagonista, Elizabeth, è una donna ormai matura che però sembra ancora molto giovane: è intraprendente, testarda, ma è anche quel tipo di persona che non lascia mai le cose in sospeso, che cerca sempre una maniera per concludere delle situazioni, complici le esperienze passate e tutto ciò che queste le hanno insegnato; ma c'è anche da dire che non è che sembri semplicemente giovane, lei lo è ancora dentro! Infatti, prende sempre le scale per non impigrirsi (brava, così si fa) e sotto sotto secondo me vuole fare le cose da giovane.
Inoltre, è una donna molto curiosa, sarà proprio questa sua caratteristica che la porterà a lasciare il buon senso relegato in un angolino della sua mente e a immergersi in una situazione al quanto compromettente, che potrebbe cambiare la sua vita in meglio o in peggio, dipende tutto da come andrà a finire.

Affianco a lei c'è Jean-Lino, l'inquilino di sopra che risulta un personaggio un po' strano: innanzitutto, è claustrofobico, quindi non prende l'ascensore per nulla al mondo e fa sempre e solo le scale, nonostante abiti al quinto piano del palazzo: in secondo luogo, non ha mai avuto figli, ma ha avuto l'occasione di fare da nonno a un bambino, e questo lo ha portato di fronte a una grande, enorme sfida in quanto per acquistare il suo affetto ha dovuto fare di tutto e di più, forse anche troppo pretenziosamente perché non puoi far si che qualcuno ti voglia bene quasi costringendolo.
Insomma, mi dà l'idea di un uomo solo che avrebbe voluto avere dei figli, ma che non ne ha avuti, e che quindi cerca di distrarsi in altri modi, risultando talvolta strano agli occhi degli altri e sensibile agli occhi di noi lettori.

Infine, c'è Pierre, il marito della protagonista: dal poco che possiamo vedere sembra un uomo molto razionale, capace di lasciarsi andare nelle occasioni giuste e di ritirarsi in quelle che vanno al di fuori della sua comfort-zone; però, nonostante tutto, mi è sembrato un tipetto molto simpatico, di quelli con cui potresti confidarti perché sarebbe in grado di darti dei buoni consigli e di sostenerti nelle scelte più razionali (certo che, se gli dicessi che vuoi buttarti giù da un ponte, probabilmente ti manderebbe a quel paese e cercherebbe di farti capire l'assurdità della situazione).
Insomma, un signore con i fiocchi.

La particolarità di questo libro è che non ha capitoli, ma, in compenso, a ogni paragrafo corrisponde un pezzo della storia, mi spiego: è come se ci fossero due storie in parallelo, una più coerente dell'altra in quanto la prima è quella che presenta gli eventi che accadono a partire dalla festa di primavera organizzata dalla protagonista, mentre la seconda è composta da flashback separati l'uno dall'altro, ma che derivano da qualcosa che accade sulla scena e che scatena un ricordo in Elizabeth.
Questo alternarsi di scena-flashback in continuazione mi ha messo un pochino in crisi all'inizio, non riuscivo a raccapezzarmi anche perché talvolta i paragrafi erano talmente brevi che mi perdevo, però andando avanti con la lettura questa caratteristica ha iniziato ad avere un senso compiuto anche per il mio povero cervello (che probabilmente mi maledice ogni estate perché leggo circa un libro al giorno) e da quel momento ha iniziato ad ingranare anche la storia come precedentemente non aveva fatto.
Un'altra cosa che mi è piaciuta molto è il fatto che, da una situazione normalissima, una serata con gli amici, il tutto si evolva verso gli avvenimenti finali che costituiscono una sorta di mistero non convenzionale, forse, in quanto esso non aleggia attorno al chi ma attorno al perché ed è interessante vedere come si arriva alla fine e cosa succede dopo questo avvenimento che ha scombussolato la vita dei coniugi protagonisti, in particolare di uno dei due.

Concludendo, perché quando la mamma chiama perché è pronto a tavola bisogna andare subito (più o meno), devo ammettere che ho trovato questa storia carina, non mi sarei aspettata per nulla la piega che ha assunto in un certo momento la storia e forse è proprio questo elemento che ha portato la storia a decollare, finalmente.
E' però qualcosa di molto particolare, in parte strano, per via dell'alternarsi dei momenti che vi ho citato sopra e che ogni tanto fanno girare un attimino la testa, però non è neanche malaccio, dai, questo stile che l'autrice ha adottato (che non so se sia il suo o se sia un esperimento, non avendo letto altri suoi libri), bisogna solo entrarci dentro e capirlo per permettergli di ingranare la marcia.
Un libro che consiglierei a chi cerca qualcosa di diverso dalla propria comfort-zone e che è curioso di scoprire cose nuove.
Voto:

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