lunedì 29 agosto 2016

Recensione Candido o l'ottimismo

Titolo: Candido o l'ottimismo
Autore: Voltaire
Genere: Narrativa classica
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: €7.00 (copertina flessibile)
Pagine: 144






Trama
Le convulse e mirabolanti avventure di Candido offrono alla scintillante, ironia e incisiva penna di Voltaire l'opportunità di dimostrare la vanità dell'ottimismo razionalista lei iniziano e della teoria del migliore dei mondi possibili. E il lettore di ieri, come quello di oggi, cede al l'incantesimo e si rende partecipe del sottile e intelligente gioco, passando velocemente dall'arbitrio narrativo alla meditazione filosofica. Con Candido, pubblicato simultaneamente nel 1759 a Parigi, Londra ed Amsterdam, Voltaire portava a perfezione il conte philosophique, il nuovo genere letterario da lui creato.
Recensione
Buongiorno! Vorrei moltissimo rimanere attaccata al mio caro, buon e vecchio Ipad a guardare "Pretty Little Liars", ma 1) devo scrivere questa mini-recensione perché rischio di dimenticarmi completamente il libro, 2) il cavo che dovrebbe servire per ricaricarlo sta andando a farsi friggere e fino a tre secondi fa stavo litigando proprio con questo perché non fa il suo lavoro come si deve! Come faccio a vivere senza il mio Ipad se il cavo parte per l'altro mondo? *sbatte la testa contro il muro e prega perché suo padre si decida a fare l'ordine su Amazon per comprarlo, di modo da ordinare anche due libri*
Comunque, oggi, anche se ci sarebbe dovuto essere il "Canticchiando fra i libri" e di questo me ne scuso, ma in questi ultimi due giorni non ho avuto tempo per farlo e questo è un post programmato a cui sto solo cambiando la intro, sono tornata per parlarvi di un libro che ho dovuto leggere per la scuola e che, onestamente, non mi ha fatto impazzire per nulla: forse sarò troppo piccola o poco matura per cogliere qualcosa da questa storia, ma non mi ha lasciato niente.
Allora, all'inizio incontriamo Candido, giovane che vive in Germania e che viene cacciato dal castello in cui alloggiava per aver baciato la figlia del padrone: dopo aver vagabondato per un po', incontra il suo vecchio maestro Pangloss che gli racconta che la sua amata Cunegonda è morta insieme ai genitori e al fratello quando sono giunti i Bulgari e così, dopo essersi disperato, i due ripartono e gli accadono una serie di sventure, l'ultima delle quali permetterà al protagonista di incontrare nuovamente la sua amata, che era stata solo violentata dai Bulgari, non uccisa.
Insomma, nonostante pensi che la felicità sia vicino, le sventure sono dietro l'angolo e, soprattutto, si scoprirà che chi si pensava morto è in realtà vivo.
Allora, onestamente non so neanche cosa dire di questo libro: personalmente, la lettura non ha catturato il mio interesse e quindi ho fatto molta fatica a finirlo perché continuavo a distrarmi, a guardare il cellulare o ad andare su Blogger a curiosare un po' di qua e di là. In tutta onestà, non ho nemmeno capito il senso, sono dovuta andare a cercarmelo su internet perché, complice anche il mio cervello che era andato in letargo, non c'ero proprio arrivata: ora, qualcuno mi potrebbe dire "Ma ciccia, sul nostro libro dei "Promessi Sposi" c'è il finale di questo libro e c'è anche una presentazione al romanzo!" e io potrei rispondere che quella prefazione l'ho letta a fine maggio-inizio giugno e velocemente, quindi 1) poiché la materia grigia aveva deciso di andare in vacanza, non mi sono ricordata quello che c'era scritto, 2) non avevo voglia di andare a rileggere, 3) volevo vedere se riuscivo a capirlo da sola, senza andare a rivedere nulla; insomma, se questa lettura viene generalmente data ai ragazzi di quarta, ci sarà un motivo, no? Perché in quarta si è già iniziata a studiare filosofia, magari si è anche già studiato l'Illuminismo e Voltaire ed è grazie a questi tre elementi che, a mio parere, si può capire il senso di questo racconto.
Probabilmente, la mia professoressa ha pensato di assegnarci la storia perché parodia di quella dei "Promessi Sposi", però io l'ho trovata solo un'accozzaglia di elementi e di vicende che si susseguono l'una dopo l'altra come se non passasse neanche un giorno tra l'una e l'altra, quando invece passano mesi e anni, ma il tempo non viene neanche mai specificato, come se fosse qualcosa di cui bisogna prendere atto solo quando pare e piace. E tra l'altro in certi punti ne è proprio la brutta copia per nulla ironica! Inoltre, alcune parti io non le ho assolutamente capite, come quando il protagonista perde la gamba e il momento dopo si mette a correre come se niente fosse: lì per lì ci sono rimasta di sasso, per poi scoprire solo dopo che aveva una gamba di legno. Per non parlare di personaggi che vengono creduti morti e che riescono a salvarsi come se fosse qualcosa che si vede tutti i giorni, uno che viene bruciato e che sopravvive, uno che viene infilzato e che dopo è più arzillo di prima... alcune cose per me non avevano per niente senso.
Anche i personaggi, più che farmi ridere a momenti mi facevano piangere: tutto è messo su un lato un po' ironico perché Voltaire vuole far vedere come l'ottimismo sia qualcosa che è difficile da trovare perché, in sostanza, il mondo fa schifo e il pessimismo ne è una conseguenza, ma questo lato a mio parere si può vedere se si conosce molto bene l'Illuminismo e Voltaire stesso e, visto che entrambi li ho fatti in seconda media e non me li ricordo, non sono riuscita a coglierlo.
Insomma, una lettura che, secondo me, si può apprezzare nel momento in cui si è già studiata filosofia e si è capita la materia in questione, perché letta così senza sapere nulla non permette di capire il senso che bisogna leggere un po' tra le righe perché non è molto facile da trovare.
Il fatto che poi per tutto il tempo mi sia sembrato di essere di fronte a un libro-banderuola che cambiava direzione improvvisamente come se fosse la cosa più naturale del mondo, in cui i personaggi morivano e resuscitavano che manco il Signore lassù, non ha aiutato.
Non sono proprio riuscita a stare dietro alla storia e di questo mi dispiace molto, ma con le conoscenze che ho io in questo momento non penso che fosse proprio un giusto compito: di sicuro fra un paio d'annetti lo riprenderò e probabilmente ci vedrò tutto quello che non sono riuscita a vedere, però dopo aver studiato l'Illuminismo, Voltaire e filosofia. Ora come ora non mi sento di dargli più di un Voldemort e mezzo, non tanto perché sia un brutto libro ma proprio perché leggerlo a sedici anni a mio parere non ha senso, un conto sono i Promessi Sposi che sono argomento dell'anno, un'altro è questo.
Voto:


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