martedì 28 febbraio 2017

Recensione Per Addestrarti




Buongiorno! Qui è la vostra Katy che vi parla e oggi sono tornata, come promesso, con la recensione del quarto volume della serie "Blood Bonds" con protagonisti gli Andyia.
Ma bando alle ciance e enjoy!


Titolo: Per Addestrarti
Autore: Chiara Cilli
Genere: Dark Contemporaneo
Casa editrice: Self-publishing
Prezzo: TBA (cartaceo)
             €2.99 (ebook)
Pagine: 312






Trama
Credevo di sapere chi fossi. Cosa fossi.
Credevo di non avere più scampo, che la mia resistenza fosse ormai giunta al termine.
Poi ho sentito la sua voce pronunciare il mio nome.
Poi i suoi occhi hanno risposto al richiamo dei miei.
Non ha paura di me. Si avvicina. Mi parla. Mi tocca come se le appartenessi. E' folle.
Lui è l'unica chance che ho per restare viva. Devo far sì che gli importi di me. Che sia lui ad avvicinarsi.
Ma non riesco a starle lontano.
Ma gli basta sfiorarmi perché perda di vista l'obiettivo.
L'arrivo della Regina è vicino.
Dovrò scegliere.
La sottomissione.
O la lama di André Lamaze.
Qualunque sia la sua decisione, finalmente dirò addio alla mia piccola rossa.
Questo romanzo contiene situazioni inquietanti, scene violente e omicidi. Non adatto a persone suscettibili ai temi trattati. +18

Recensione
Dunque, allora, iniziamo subito col dire che non ci siamo per nulla, non so cosa sia successo ma... ah, ma a chi vogliamo darla a bere (ve la stavate facendo sotto, eh), questo romanzo è un piccolo gioiellino dark che ci ha messo un attimino ad ingranare, giusto per il tempo di capire che gli Alenri ormai non erano più i protagonisti, e per far nascere un certo feeling con Nadyia (con André non ce n'è stato bisogno, è stato amore a prima vista), ma dopo i primi istanti è filato tutto liscio come l'olio... okay, forse non proprio liscio come l'olio ma quanto meno non sono riuscita a scollarmi neanche per un secondo.

La storia riprende poco dopo la fine di "Uccidimi", quando André, l'ultimo dei fratelli Lamaze, ha ormai acconsentito alla richiesta di Nadyia, una giovane ragazza che si trova lì, nel loro palazzo, da un anno in quanto è sempre stata una piccola mina vagante che è capace di fare di tutto pur di non essere venduta alla Regina di Véres: è così che il nostro Jamie Campbell Bower letterario e più muscoloso è costretto ad allenarla nella speranza di poterle stare più vicino, toccarla, proteggerla finire il suo addestramento e liberarsi una volta per tutte di questa palla al piede.
Mentre lui, da una parte, è concentrato a proseguire con questa storia, dall'altra, la sua piccola rossa è determinata a fare qualsiasi cosa pur di ritardare la sua vendita a data da destinarsi, anche cercare di penetrare attraverso la corazza del suo "protettore" (se così lo vogliamo chiamare) per guadagnare tempo.
Tra uno scontro e l'altro, tra i due nasce una strana complicità, in qualche oscura maniera viene ad instaurarsi un legame che non avrebbe dovuto esistere e che avrebbe dovuto esser stroncato sul nascere perché lei è merce della Regina, appartiene alla donna più potente di Véres e se si venisse a sapere che qualcuno non ha saputo rimanere entro i confini del proprio ruolo sarebbero guai seri, e forse non solo per loro due perché, ora mai, la guerra è alle porte, basta veramente un attimo per aprirle.

Nadyia è una giovane ragazza molto spigliata, furba e intelligente, che sa molto bene il fato suo. E' quasi inevitabile fare il confronto con Aleksandra (cosa che teoricamente non si dovrebbe fare, ma...) perché si va alla ricerca delle diversità e delle somiglianze della nuova protagonista con quella vecchia, che abbiamo avuto modo di conoscere per benino per un po' di tempo e che, purtroppo, non ritroviamo in questo volume: certamente, ci troviamo di fronte a un'altra donna che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, che sa lottare per ottenere qualcosa, ma al contempo non ci appare così forte come la sopracitata, in un qual certo senso sa provare paura e timore, capisce quando è il caso di tacere per evitare una coltellata (o peggio, potrebbe essere espulsa - cit. Hermione) e non si può dire che non provi una vasta gamma di emozioni, anzi, mi è sembrata molto emotiva, soprattutto in certi punti, sebbene sia anche dotata di quel fantastico "potere" tipico di Damon Salvatore, ovvero quella levetta capace di spegnere tutte le emozioni (o quasi) e farla diventare peggio di una macchina da guerra.
Però, c'è ancora molto che non sappiamo di lei, la sua figura è avvolta da un velo di mistero in quanto non ci viene raccontato poi molto della sua vita pre-sequestro, solo alcuni dettagli generali più un avvenimento che viene spiegato in parte sì, in parte no e questo mi ha fatto venire voglia di saperne di più.
Quello che emerge da questo primo volume della seconda trilogia della serie è un personaggio che sarà sicuramente in grado di sorprenderci, per la sua forza e la sua tenacia, ma anche per la sua debolezza che la fa sembrare un po' più umana ai nostri occhi; inoltre, sono convinta che ne vedremo delle belle a proposito del suo rapporto con André, non so solo se saranno belle positivamente o negativamente, però ci sarà da sclerare... parecchio.

André. Che cosa si può dire di lui? Entra in scena e la temperatura inizia ad alzarsi esponenzialmente, parla e fa venire i brividi, pensa e ti fa sciogliere come un ghiacciolo: insomma, la morte di noi lettrici.
In questo volume abbiamo l'occasione di vederlo più da vicino e di scoprire la sua storia: sin da quando era piccolo, è stato costretto ad assistere alle barbarie inflitte al fratello, urlare per l'impotenza ed essere picchiato da quei mostri; ora, a distanza di anni, è diventato un uomo spietato, che usa la violenza e le armi per contrastare insubordinazioni varie e che si sente in colpa per non aver potuto fare nulla per impedire il compiersi di quei delitti nella sua stessa casa. Come se non bastasse, fra i suoi pensieri si insinua anche la piccola rossa che causa guai in continuazione: lei diventa quasi il suo chiodo fisso, non riesce a smettere di cercarla con gli occhi e di reagire con troppa violenza se qualcuno le fa del male e questo non gli piace, eccome se non gli piace, lo fa sentire debole, succube di qualcosa che non vuole ammettere a se stesso perché gli costerebbe la vita, e non solo la sua, e si biasima per aver permesso che si innestasse nuovamente nella loro casa un rapporto destinato a causare danni. Solo che stavolta è diverso, loro due non si odiano, non c'è rancore recondito (sebbene ogni tanto lui la maledica come se tutto ciò fosse colpa sua), ma c'è qualcosa di più delicato ma altrettanto velenoso, che può accecare e che al contempo aiuta ad aprire gli occhi su nuovi valori e pensieri mai avuti precedentemente.
Insomma, André è diverso da Henri ma ha lo stesso fascino, la stessa oscurità che però cambierà e non si sa se questo sia un bene o un male, solo che ciò che la cambia crea dipendenza e non vuole andarsene (e te credo, non è che può fare puff e sparire magicamente).
*eccovi un André (fate finta che abbia i capelli biondi) molto combattuto e un André (anche qui fate finta sia biondo, e scusatemi ma non ho trovato gif migliore che potesse esprimere questo) molto... figo*

Infine, menzione speciale per gli altri due fratelli Lamaze: Armand lo vediamo di meno, rispetto ai volumi precedenti, ma ci appare sempre come una sorta di padre di famiglia che non sa esattamente più cosa fare, non sa come può evitare la guerra e per questo si ritrova molto spesso con le mani fra i capelli perché non capisce come possa riuscire ad impedire il capitolare della situazione; Henri lo ritroviamo depresso, molto depresso, al punto da non sembrare quasi più lui... l'aver abbandonato Aleksandra lo ha reso vuoto, probabilmente non sa più nemmeno cosa vuole fare della sua vita ora che la vendetta è stata rinchiusa in un cassetto perché non ha mai conosciuto nient'altro, ma sono convinta che prima o poi si riprenderà (e magari deciderà di andare a fare una capatina da una certa personcina, però non diciamolo troppo forte che poi va a finire che non succederà mai). Insomma, loro due si vedono relativamente poco, ma è sempre un piacere sapere come vanno le loro vite.

Dunque, non so come descrivervi questo libro se non dicendovi che è una sorta di tango apache: infatti, qui dentro ci sono la passionalità del tango, il suo lato impassibile ma che comunque contiene emozioni molto forti, però c'è anche qualcosa di doloroso, qualcosa che fa male e che ti fa sentire dilaniato all'interno perché non riesci a non soffrire, non riesci a non disperarti per questa storia fra André e Nadyia che non dovrebbe esistere e che potrebbe causare pesanti conseguenze, ma soprattutto è un romanzo molto intenso, non riesci a staccartene proprio per il suo magnetismo che ti porta a voler scoprire sempre di più.
E allora tu balli insieme a tutti i protagonisti in questo tango senza fine, in cui sono presenti momenti di alta tensione che nemmeno una fune a momenti sa cosa sia (la tensione, intendo), momenti capaci di farti trattenere il fiato sia per la paura sia per la curiosità di andare avanti, capaci di sorprenderti con twist anche pericolosi che ti fanno fare salti alti così perché non puoi fare a meno di catapultarti in questa storia con tutti e due i piedi senza misure di sicurezza.
Ma, soprattutto, è un tango per via della storia d'amore che signoreggia su tutte le altre situazioni che si vengono a creare, che molto spesso ne sono conseguenza: vedere quanto si faccia profondo il legame fra i due protagonisti fa quasi male perché tu sai benissimo che non andrà a finire bene, che non sei ancora arrivata/o all'ultimo libro di questa seconda trilogia della serie e il lieto fine non lo troverai, almeno non ancora (e ho come il presentimento che non lo vedremo tanto presto).
*ecco come siamo noi mentre leggiamo "Per Addestrarti" e dopo averlo finito, e come si comporta il libro nei tuoi confronti*

Bene, penso di avervi detto tutto quello che volevo dirvi, perciò possiamo passare alla conclusione: questo romanzo è veramente un gioiellino per gli occhi, mi è piaciuto veramente tanto e qualche volta ho anche sentito le farfalle nello stomaco, tanto mi stava piacendo; oltretutto, fatemi ringraziare l'autrice, in primo luogo, per avermi permesso di leggerlo in anteprima e, in secondo, per aver creato una storia veramente bella, piena di azione e che non annoia mai!
Ora ci sarà solo da aspettare l'uscita del prossimo volume e speriamo che quel momento arrivi in fretta perché dopo quel finale non credo di riuscire a sopravvivere a lungo, ho bisogno di sapere come continuerà la storia perché sono un po' come Trilli, solo che io ho bisogno di sapere tutti i personaggi dei libri sani e salvi per vivere (o quantomeno il loro futuro)!
Alla prossima!
Voto:



lunedì 27 febbraio 2017

Release Blitz: Per Addestrarti - Chiara Cilli

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Buongiorno! Qui è la vostra Katy che vi parla e oggi, in questa giornata piuttosto caldina, sono tornata per portarvi un post veramente speciale, ovvero il Release Blitz del quarto volume della serie Dark Contemporanea "Blood Blonds" di Chiara Cilli, che ringrazio per avermi dato l'opportunità di festeggiare l'uscita del suo nuovo romanzo con voi e che ha creato una serie veramente bella (e soprattutto, dei personaggi maschili ad hoc).
Ma bando alle ciance e ciancio alle bande, proseguiamo con la presentazione di questo libro, che ha come protagonisti Nadyia Volkov e André Lamaze.

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Titolo: Per Addestrarti
Serie: Blood Bonds #4
Autore: Chiara Cilli
Genere: Dark Contemporary Romance
Casa editrice: Self-Publishing
Prezzo: TBA (cartaceo)
           €2.99 (ebook)
Pagine: 312


Trama
Credevo di sapere chi fossi. Cosa fossi.
Credevo di non avere più scampo, che la mia resistenza fosse ormai giunta al termine.
Poi ho sentito la sua voce pronunciare il mio nome.
Poi i suoi occhi hanno risposto al richiamo dei miei.
Non ha paura di me. Si avvicina. Mi parla. Mi tocca come se le appartenessi. E' folle.
Lui è l'unica chance che ho per restare viva. Devo far sì che gli importi di me. Che sia lui ad avvicinarsi.
Ma non riesco a starle lontano.
Ma gli basta sfiorarmi perché perda di vista l'obiettivo.
L'arrivo della Regina è vicino.
Dovrò scegliere.
La sottomissione.
O la lama di André Lamaze.
Qualunque sia la sua decisione, finalmente dirò addio alla mia piccola rossa.
Questo romanzo contiene situazioni inquietanti, scene violente e omicidi. Non adatto a persone suscettibili ai temi trattati. +18

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Leggi l'estratto
Pianissimo, mi approssimai alla soglia e feci capolino con la testa. André mi aspettava all'inizio della stretta scalinata che portava al pianoterra, un lato del corpo accasciato contro il muro in una posa indolente.
Voleva che lo raggiungessi?
Il suo sopracciglio si inarcò, come a dire Ti muovi o no?
Dunque, mi avviai verso di lui con cautela, lanciando occhiate oblique alle porte su ambo i lati del corridoio mentre procedevo attraverso le zone d'ombra e di luce generate dalla scarsa illuminazione. Quando gli fui dinanzi, André piegò il capo per indicarmi le scale. Le guardai in tralice, quindi incominciai a salire gli alti gradini.
Lui era proprio dietro di me, così vicino che potevo sentire il suo respiro nell'orecchio. Avevo la sensazione che l'aura di ghiaccio che lo circondava si stesse espandendo per ammantare anche me e strangolarmi. La avvertivo intorno al collo, come delle dita in procinto di serrarsi.
Mi portai istintivamente una mano alla gola, mi volsi appena per controllare André... e misi un piede in fallo.
Protesi le mani per non spaccarmi i denti sullo scalino che mi stava venendo rapidamente incontro, ma d'improvviso mi ritrovai di nuovo dritta. Il braccio di André mi cingeva come un boa, al punto che faticavo a respirare, tanto mi comprimeva sotto i seni. Il suo petto era come acciaio contro la mia schiena.
Rimanemmo così per alcuni istanti - io aggrappata al suo avambraccio, la sua guancia che premeva forte sui miei capelli, i nostri respiri che divenivano sempre più rumorosi.
Il suo cuore era come un tamburo impazzito contro le mie scapole, un battito così veemente da appropriarsi del mio e costringerlo a seguire il suo stesso ritmo forsennato.
"Se volessi ucciderti," mi sussurrò all'orecchio, sfiorandolo con le labbra, "non avrei bisogno di portarti da qualche altra parte." Mi strinse a sé ancora di più, facendomi ansimare per la repentina fitta di dolore al costato e l'inaspettata contrazione nel basso ventre. "Lo avrei fatto lì dentro."
Una scarica di terrore mi fece sbarrare gli occhi. Non ero nient'altro che un topo messo all'angolo, e lui il gatto che provava un piacere sadico nel vedermi tremare, consapevole che la zampata che mi avrebbe tolto la vita sarebbe giunta presto.
Ma non adesso.
Al rallentatore, staccai le mani dal suo braccio e le alzai in segno di resa. Ruotai lievemente il viso verso il uso e annuii piano, fremendo nel sentire la sua bocca sfregare sulla mia guancia.
"Non cadere",disse, l'alito che mi solleticava l'angolo delle labbra. "Non ti prenderò una seconda volta."

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L'autrice
Nata il 24 gennaio 1991, Chiara Cilli vive a Pescara. I generi di cui scrive spaziano dal Dark Fantasy e Dark Contemporaneo all'Erotic Suspense. Ama le storie d'amore intense e tragiche, con personaggi oscuri, deviati e complicati.
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Bene, per oggi questo è tutto, noi ci vediamo domani con la recensione di "Per Addestrarti".
A domani!

giovedì 23 febbraio 2017

Recensione Uccidimi

Titolo: Uccidimi
Autore: Chiara Cilli
Genere: Dark Romance
Casa editrice: Self-Publishing
Prezzo: €11,52 (copertina flessibile)
Pagine: 282






Trama
Non avrei mai immaginato che la mia vita sarebbe finita così.
Non avrei mai creduto che la mia vita sarebbe dipesa dalla sua.
Ero pronta a morire per mano dell'uomo che mi aveva distrutto.
Ero pronto ad uccidere la donna che si era presa tutto me stesso.
Ma la mia sofferenza non è ancora terminata.
Ma me l'hanno portata via.
Sta venendo a riprendermi, lo sento.
Me la riprenderò, a qualsiasi costo.
E questa volta non potrò fermarlo.
E questa volta non fallirò.
A meno che non sia io a ucciderlo.
Recensione
Buongiorno! Qui è la vostra Katy che vi parla e oggi la qui presente è molto felice perché sono iniziate le vacanze di Carnevale e questo vuol dire un po' di riposo per sei giorni... ah, che bello... *aria sognante, si mette a fantasticare e...*
Ehm, be', torniamo concentrate che è meglio: dunque, oggi sono tornata con una nuova recensione a proposito dell'ultimo volume della prima trilogia della serie Blood Blonds, di Chiara Cilli, trilogia che mi ha conquistato e che mi ha fatto soffrire molto, ergo fate attenzione perché potrebbe essere una recensione molto sclerosa, magari no, dipende da come mi gira, ma io vi ho avvertito.

Aleksandra è stata rapita da colui che era stato il suo salvatore e per un motivo ben preciso, che lei non si sarebbe mai immaginata: il Re di Véres vuole che lei uccida Henri, il suo aguzzino, colui che l'ha umiliata e violentata per conseguire la sua vendetta; ma lei non accetta, non vuole diventare come loro, ovvero un mostro che uccide senza pietà, credendo di poter regolare qualsiasi conto con la morte di qualcuno, la distruzione di una famiglia.
Purtroppo per lei un NO al Re, non è qualcosa così facile da dire perché lui non accetta un no e farà di tutto affinché sia lei a pronunciare il sì che condannerà Henri Lamaze, il sì che condannerà lei ma salverà altri.
E' in questo clima di guerra per il potere che Aleksandra dovrà fare la scelta giusta, mentre Henri e la sua famiglia si stanno preparando per lo scontro, per riprendersela.

Dunque, qui Aleksandra, come d'altronde nei precedenti volumi, mantiene sempre e ancora il uso tipico atteggiamento battagliero, di chi lotta per mantenersi fedele a se stesso, alle proprie convinzioni, però si sta spezzando, qualcosa in lei si frantuma giorno per giorno e non può fare nulla per rimediare perché sa che in qualunque caso, qualsiasi cosa scelga, qualcuno si farà del male, irrimediabilmente.
Ecco, forse una novità, oltre a questa fragilità che emerge a causa di ciò a cui è sottoposta, o lo è stata, è il fatto che ha molte responsabilità sulle spalle (anzi, in verità non ne ha molte, ma sono belle "pesanti"), deve saper fare la scelta giusta perché da ciò dipende il suo futuro, quello di sua madre e quello dei Lamaze, deve usare cautamente le sue parole, dimostrarsi quasi senza timore di colui che le sta davanti e al contempo deve saper resistere, non lasciarsi mai abbattere.
Come se non bastasse, deve anche affrontare il legame che la lega a Henri, un sottile filo che è stato tessuto già dal momento in cui si sono visti  e che ora è diventato, col passare del tempo, qualcosa di pericoloso che neanche loro comprendono (tesò, sapeste quante cose non capisco io... tipo perché Daemon Black non è reale, perché certe personcine vivono in America o in Canada, perché #mainagioiaforever mi perseguita) e che è impossibile definire, come se fosse trascendente dalla possibilità di conoscenza, ma una cosa si sa ed è certa: nessuno di loro due ne può scampare, è troppo forte.
*e qui la sua reazione fu la seguente*

Henri... be', che dire? La sua anima è ancora più confusa di prima, ma non nel senso che non sa cosa fare o sembra cambiare bandiera ogni tre secondi, quanto più per il semplice fatto che è tormentata (ma lo è tanto il ragazzo eh, ammazza aho), lui stesso ha mille pensieri per la testa e tutti convergenti in una sola cosa: salvare Aleksandra. Questa è diventata la sua ossessione, non riesce a non essere attratto dalla sua presenza, come se ne fosse succube, ed il problema del suo tormento risiede proprio qui, nel fatto che lui non vuole che lei diventi il suo tutto, non vuole che diventi il centro dei suoi pensieri rimpiazzando il posto dei suoi fratelli.
Il problema, però, è che lui si sente responsabile per lei, è quasi disperato al saperla nelle mani che non è lui stesso e non vuole che nessuno le faccia del male, sebbene lui senta di avere il diritto di essere l'unico a poterla piegare sotto il suo volere; oltretutto, tutti questi pensieri rivolti a lei stanno creando una frattura all'interno della sua famiglia: da una parte, se prima Armand aveva sperato che lei potesse cambiarlo e distoglierlo dal suo progetto di vendetta, ora non è più convinto di ciò, ma cerca di tenerli separati perché ha visto il loro legame malato, troppo forte da recidere; dall'altra, Andrè si sente quasi impotente di fronte a questa situazione, nonostante cerchi di non darlo a vedere, perché vede le sofferenze del fratello e si rende conto di non essere in grado di salvarlo, proprio come era successo anni prima, con quegli uomini che entravano in casa loro per divertirsi.
*la sua reazione fu la seguente*

In quest'ultimo volume della trilogia, ho avuto l'impressione che le emozioni la facessero da padrona ancora più due precedenti: se già da prima molte delle azioni commesse erano in funzione della rabbia, della rivalsa, e molto altro, qui sono ancora più importanti perché sono proprio la disperazione, l'amore, l'odio, la paura di scegliere e guidare qualcuno a fare qualcosa, non la razionalità. Insomma, guardiamo anche solo Aleksej: perché compie tutte quelle azioni? Indubbiamente, qui c'è una freddezza razionale che Henri palesemente non ha (e lo si vede), ma non c'è solo questo, probabilmente c'è paura/desiderio per il potere che ha nelle sue mani. L'unico personaggio che sembra essere perennemente razionalmente freddo, è la Regina, Neela Šarapova: lei è una donna che si mostra molto spietata e non a caso a lei sono destinate le Assassine; se, dunque, il Re risulta spietato ma con una certa morigeratezza che lo fa sembrare quasi buono (notate bene, ho detto quasi), sebbene sia una maschera che nasconde un piano ben preciso, lei è spietata e basta, non mostra mai alcuna emozione che non sia rabbia o irritazione nei confronti di chi agisce contro di lei ed è capace di ucciderti anche solo se le dici qualcosa che non le piace. Insomma, è l'unico personaggio che fa salire i brividi al solo pensiero (anche se nemmeno Henri scherza eh).

Finire questo libro non è stato facile: la storia scorre molto velocemente perché accadono un sacco di cose e tu, in quanto lettore, non puoi interrompere la lettura sul più bello, il che vuol dire che non puoi staccarti dal libro intero neanche per un secondo perché DEVI sapere cosa accade, perentoriamente, la storia è magnetica, un po' ansiogena, dona assuefazione che manco le sigarette ed è capace di farti sclerare male ogni tre secondi.
Insomma, staccarsi da questa storia durante la lettura è quasi doloroso, figuriamoci staccarsene dopo l'ultima pagina! Quando giungi alla fine del romanzo non sai più cosa fare della tua vita: arrivi al capitolo 32 e sei quasi in uno stato catatonico, non riesci a smettere di pensare "N-n-no, non può essere... non può... adesso c'è l'epilogo, adesso c'è... no, dai, non può essere già finito!", poi giri la pagina e ti ritrovi di fronte un nuovo capitolo, così inizi ad illuminarti, la speranza ti pervade... e poi se ne va più velocemente di quanto non sia arrivata perché leggi "André"...
Ora, io capisco tutto, ma per una persona come me non sapere è fatale e questo non va bene, come faccio io a sopravvivere con questo dubbio amletico (cit. Francesco Gabbani)? Me lo dici tu, cara Chiara? C'è solo da sperare in risposte nella prossima trilogia, che si preannuncia essere un peperino per via di André, ma soprattutto di Nadyia.

Concludendo, perché ho blaterato abbastanza, devo dire che quest'ultimo volume mi è piaciuto moltissimo, più dei precedenti volumi: ho apprezzato molto la non presenza di quelle scene che hanno caratterizzato "Soffocami" perché erano molto forti, ecco, mentre qui, sì, ci sono violenze ma le ho trovate meno pesanti, sebbene ce ne sia una particolarmente strong, almeno per i miei gusti e per la mia sanità mentale.
Bene, direi che adesso è giunta l'ora di andare a prepararmi per uscire e andare a vedere il Carlevé, ma posso dirvi un'ultima cosa: leggetelo. Se vi piace il genere o vi intriga la vicenda, dategli una possibilità, poi, per carità, può non piacervi, de gustibus, ma intanto potreste sempre ritrovarvi in una storia di ossessione, vendetta, coraggio, forza e forse anche un po' di amore.
Alla prossima!
Voto:





martedì 21 febbraio 2017

Recensione Distruggimi

Titolo: Distruggimi
Autore: Chiara Cilli
Genere: Dark Romance
Casa editrice: Self-publishing
Prezzo: €10.94 (copertina flessibile)
Pagine: 262






Trama
Credevo di essere sopravvissuta all'orrore. Mi sbagliavo.
Credeva di potermi sfuggire. Ma non ha scampo da me.
Non riesco a liberarmi di lui.
Non le permetterò di cacciarmi dalla sua mente.
E' nella mia testa, nel mio sangue, nelle mie ossa.
E' un mostro che vuole impossessarsi della mia anima e farla a brandelli.
Henri Lamaze è l'incubo di morte da cui non sarò mai in grado di svegliarmi.
Aleksandra Nikolayev è l'ultimo demone che devo sconfiggere.
Questa volta non riuscirò a contrastare il suo veleno.
Questa volta sarò io a non sopravvivere a lei.
E' finita.
E non posso accettarlo.
Recensione
Buongiorno! Qui è la vostra Katy che vi parla e anche oggi nessuna gioia all'orizzonte, ma d'altronde fra pochissimo è Carnevale, si sa che se il karma non fa il cattivo fino all'ultimo non è contento.
A parte questo, oggi sono tornata per parlarvi di questo secondo volume della serie "Blood Blonds", secondo volume che si fa sempre più intrigante, misterioso, e che ogni due per tre mi faceva venire voglia di entrare lì dentro e andare a dare due schiaffettini a qualcuno, a caso proprio (e guardate che i miei schiaffi sono belli potenti, se non ci credete andate a chiedere al mio compagno di banco delle medie, gliene ho dati di scappellotti per farlo stare tranquillo).

Aleksandra è tornata a casa, è riuscita a scappare dai Lamaze, ma non trova l'accoglienza che si sarebbe aspettata: se la madre è sconvolta dal suo ritorno, il padre si rivela finalmente per la persona che è veramente, ovvero un mostro, malato e pervertito, che lei non riesce più a riconoscere come l'uomo che l'ha cresciuta e l'ha amata.
Ora che è a casa trova il tempo per rimettersi, ma certe cose non si possono dimenticare, specie se ci si ritrova davanti il proprio incubo in carne ed ossa e dimenticare non è più un'opzione contemplabile.
Henri, dal canto suo, ora ha la possibilità di vendicarsi di quell'uomo che ha distrutto il suo io bambino proprio come lui stesso ha cercato di fare con la figlia del mostro, ma qualcosa sta cambiando, c'è qualcosa che lo tormenta talmente tanto da non saper in che altro modo reagire se non con la sua solita impassibilità di fronte alle sofferenze altrui.
 È così che Aleksandra si ritroverà al punto di partenza, ma chissà che questa volta non sia diverso... forse potrebbe essere peggio, o forse no, forse qualcuno potrebbe uscirne distrutto, c'è solo da scoprire chi e chi sarà a distruggere questa volta.

Dunque, per tutto il libro Aleksandra si dimostra la solita protagonista combattiva che abbiamo conosciuto nel precedente volume, non si lascia mai abbattere e combatte sempre a testa alta, però qualcosa di diverso c'è, inutile negarlo, perché non si può sopravvivere a un'esperienza come quella vissuta in Transilvania e non uscirne nemmeno un po' scossa: questo lo vediamo soprattutto all'inizio, quando la lontananza da Henri non allevia la sua sofferenza perché dimenticare è molto difficile, non si può semplicemente fare finta che non sia mai accaduto o che ora sia tutto finito... perché, infatti, non lo è, e ritrovarsi di fronte il suo incubo non fa altro che renderla al contempo più debole a causa del terrore di quello che potrebbe accadere e più forte per via della sua determinazione a non farsi sopraffare da niente e nessuno.
Però l'incubo non si limita a rimanere nel passato e nei suoi sogni, ritorna e la nostra protagonista è costretta a riviverlo, giorno dopo giorno, perché qualcuno (a caso proprio) non è ancora riuscito ad assolvere i suoi peccati e le sofferenze dalla sua anima, per tanto lei è costretta a rivivere tutto e in maniera più terrificante, a dirla tutta.
Nonostante tutto quello che le accade, Aleksandra cerca costantemente un modo per fuggire perché è consapevole del fatto che questa volta potrebbe non uscirne viva e anche se molte volte si dimostra pronta a morire, sotto a tutto quel coraggio anche lei ha paura, soprattutto per la madre, e anche lei desidera vivere la sua vita senza più essere costretta alle sevizie volte a distruggere lei, la sua anima, il suo essere in quanto persona.

In questo secondo volume Henri si mostra molto più tormentato di prima, non è più soltanto l'uomo dedito alla sua vendetta, ma è anche e soprattutto l'uomo ossessionato da colei che avrebbe dovuto uccidere, che avrebbe dovuto umiliare per far pagare certi mostri per le loro azioni commesse su di lui e sui suoi fratelli in un passato che ancora scotta al solo pensarci.
Ecco, è proprio questa sua ossessione che diventa protagonista di "Distruggimi", non lo lascia mai e non è contrastabile, nonostante lui cerchi disperatamente di soffocarla da qualche parte negli spazi più reconditi della sua anima, perché è qualcosa che distrugge tutte le sue convinzioni, le sue sicurezze, le spazza via dopo averle appallottolate e dopo essersi insinuata dentro di lui senza neanche chiedere il permesso... oltretutto, lei è la causa delle sue azioni, lo getta in uno stato di disperazione tale da non saper come reagire se non con la solita violenza, impassibilità e freddezza che lo ha sempre contraddistinto, lo rende più feroce e spietato, oltre che inverosimilmente confuso.
Un'altro elemento che lo rende ancora più dannato di quanto non fosse in precedenza è il fatto che non riesce ad ammettere i suoi sentimenti, né tanto meno ad accettarli: questa sua ossessione potrebbe nascondere qualcosa di molto più profondo e più pericoloso, ma lui non vuole ammettere questa possibilità perché potrebbe dilaniare la sua famiglia molto più di quanto non stia facendo la presenza di Aleksandra, così tenta di contrastare il tutto con tutte le sue forze, eppure non si può fermare un treno che è già partito e deragliarlo... be' siamo sicuri di avere il coraggio?

Questa volta due paroline per gli altri due fratelli Lamaze le spendo, anche se saranno proprio due.
Armand è il maggiore e il più responsabile, colui che si occupa di gestire la loro attività di famiglia e anche il più apparentemente calmo dei tre, anche se secondo me, più che essere calmo, potrebbe essere semplicemente uno che sa come giocare le sue carte molto pazientemente, ma questo è un altro discorso.
Dunque, non so esattamente il perché, ma sin dalla prima volta che l'ho incontrato mi ha dato l'impressione di essere una sorta di Elijah Mikaelson in versione umana, un uomo che si veste sempre bene e che sembra non sporcarsi mai le mani potrebbe essere il peggiore di tutti, quello da cui ci si deve guardare le spalle ma anche quello che guarda le spalle a coloro che ama, e lo fa sempre con quello che ho l'impressione sia un istinto calcolatore che lo rende quel tipo di persona che, quatta quatta, sa anche tramare contro di te e allora devi fare ben attenzione.

Infine, menzione speciale per André, il più piccolino e anche quello di cui non sappiamo poi molto: sì, è vero che lui era obbligato ad assistere ai bellissimi giochi (ironia portami via pt.2) degli uomini che frequentavano casa sua (ora che ci penso, sapete che mi sembra tanto la dimora della Bestia, de "La Bella e la Bestia"? Vabbe', lasciamo stare) ed è anche vero che lui ha il compito di addestrare le ragazza che devono diventare le Assassine della Regina di Véres, ma cos'altro sappiamo esattamente di lui? Poco. Però qualcosina l'abbiamo capita, anche se non nella sua interezza, come il fatto che c'è qualcosa che lo rende sempre così duro, quasi severo, agghiacciante, che potrebbe aver a che fare con la sua infanzia o con qualcos'altro che non vi saprei ancora dire, anche se ho una mia teoria, e che deve aver sofferto molto anche lui, per questo ha assunto una sorta di maschera dell'impassibilità, come d'altronde anche i suoi fratelli.
Insomma, fra tutti i personaggi che conosciamo un minimo, al momento lui è quello che mi sembra più misterioso.

Anche in questo volume la violenza non manca: intendiamoci, forse potrebbe sembrare minore rispetto a "Soffocami", ma secondo il mio modesto parere è solo un'impressione data dal fatto che questo romanzo è più corto del precedente, perché di violenza ce n'è eccome ed è sempre più o meno della stessa materia, segue sempre le stesse dinamiche; ancora una volta, qui ampio spazio è dato all'umiliazione e alla mortificazione, anche se mai quanto nel primo volume, e al rendere una persona un oggetto senza più anima, incapace di vivere, incapace di provare emozioni e di ragionare lucidamente.
Un'altra cosa che ho notato è che apparentemente la storia potrebbe sembrare svolgersi più o meno con le stesse dinamiche, lei che viene rapita, lui che la violenta, eccetera eccetera, ma ho avuto l'impressione che per qualche momento le dinamiche fossero simili per via del fatto che quello che è successo prima di quel finale si è poi pian pianino amplificato, è diventato sempre più importante nella vita di Henri, al punto da assumere un significato diverso ma con le stesse conseguenze, perché è lui che reagisce nello stesso modo, solo in una maniera più forte, non sapendo in che altro modo affrontare la situazione che gli sta sfuggendo di mano.

Concludendo, perché fra pochissimo devo andare a studiare, questo volume pone le premesse per qualcosa che sarà certamente doloroso da leggere, ma si spera con un finale relativamente lieto (non mostriamoci troppo positive che poi non si sa mai); come al solito, la storia scorre velocemente, ci sono alcuni punti che ti catturano molto più di altri per il loro essere sconvolgenti, come il finale che ti fa rimanere con la bocca spalancata al punto da far invidia al granchietto Sebastian, però in generale la storia è talmente intrigante che risulta difficile staccarsi senza che la nostra mente non abbia conseguenze terribili, tipo non riuscire a dormire la notte perché si pensa al libro pur sapendo che l'indomani c'è scuola e allora sei più o meno così:
Insomma, ora non vedo l'ora di leggere il seguito perché sono troppo curiosa e ho bisogno di sapere se, prima o poi, qualche gioia per tutti 'sti poveri cristi arriverà... forse... ma io non demordo e continuo a sperare perché la speranza è l'ultima a morire, no?

Alla prossima!
Voto:




sabato 18 febbraio 2017

Recensione Soffocami

Titolo: Soffocami
Autore: Chiara Cilli
Genere: Dark Romance
Casa editrice: Self-publishing
Prezzo: €12.38
Pagine: 400






Trama
Avevo tutto ciò che ho sempre sognato.
Non ho mai avuto la vita che sognavo.
Avevo lavorato sodo per arrivare dov'ero.
Violenza, soprusi e crudeltà mi avevano segnato per dieci anni.
Ero pronta a portare l'azienda di famiglia ai vertici del successo.
Ero pronto a saziare la mia vendetta contro chi aveva abusato di me per lungo tempo.
Poi mi hanno rapita.
Così ho preso la figlia di Nikolayev.
Ora devo sopravvivere a un uomo che mi consuma l'anima.
Non importa quanto lotterà, non ha scampo.
Non posso lasciare che mi soffochi con la sua presenza letale.
Perché la ucciderò.
Recensione
Buongiorno! Qui è la vostra Katy che vi parla e oggi edizione straordinaria (chissà perché detta così mi ricorda tanto "Fievel") perché avevo questa recensione pronta e mi andava di postare anche oggi.
Perciò, eccomi tornata con la recensione di un libro che avevo intenzione di leggere da un sacco, ma veramente un sacco di tempo, e che mi ha sorpreso moltissimo perché non pensavo potesse essere così intrigante e misterioso e perché sono riuscita ad apprezzarlo nonostante le scene forti, che non si può dire siano propriamente nelle mie corde.

Aleksandra è una giovane ragazza che lavora nell'azienda famigliare, nel campo delle competizioni dei cavalli, e sta presenziando a un evento da lei stessa organizzato quando viene avvicinata da un certo Armand Lamaze e viene poi rapita sempre da quest'ultimo: è così che si ritrova in Transilvania, in una situazione molto più grande di sé, molto complicata da comprendere e nient'affatto piacevole, soprattutto per una ragazza come lei che si trova di fronte dei mostri, anche se fra questi non ci sono solo i suoi aguzzini.
Quando arriva nel palazzo dei Lamaze scopre la loro attività: nella città di Véres ci sono un Re e una Regina, le persone più influenti, a cui tutte le altre famiglie hanno giurato fedeltà (o all'uno o all'altra), mentre quella dei suoi carnefici è l'unica neutrale e si occupa di fornire al primo delle ragazze per soddisfare i piaceri carnali, mentre alla seconda delle ragazze per costituire il gruppo di Assassine della Regina.
La protagonista non fa parte di nessuno dei due gruppi, ma è la vendetta personale di Henri, il fratello di mezzo fra i Lamaze, e questo non è un buon segno, anzi, presto scoprirà l'oscurità presente in quella casa, le azioni obbrobriose commesse da uomini creduti rispettabili e la perversione che abita fra quelle mura.
Per lei non sarà per niente facile vivere sotto la stretta soffocante di Henri, ma con la sua presenza qualcosa inizierà a cambiare... e non se ne accorgerà soltanto lei.

Dunque, Aleksandra si rivela sin da subito una sorta di giovane donna in carriera, che vuole rendere orgogliosi i suoi genitori ma anche se stessa avendo successo nel suo lavoro: già dalla prime pagine notiamo una ragazza spigliata, anche un po' irriverente, ma soprattutto forte e determinata, come se nulla la potesse abbattere. Questo sarà anche l'atteggiamento che manterrà in Transilvania, non si mostrerà mai spaventata e non esiterà un attimo a compiere azioni per salvare le altre ragazze, per fuggire o ribellarsi, ignorando le terribili possibili conseguenze.
Insomma, si mostra tosta di fronte a tutte le situazioni, non la vedi vacillare quasi mai, cammina sempre a testa alta e non si fa abbattere, lotta per contrastare i soprusi e cambia, molto, cambia se stessa perché questa piacevolissima (ironia portami via) esperienza la pone di fronte a una cruda realtà e a verità nascoste che hanno rivoluzionato il suo mondo, e cambia anche alcune personcine tanto carine, a partire da Henri, per poi andare ad agire anche in un territorio tutto intorno.
Quello che mi è piaciuto di più della protagonista è la sua tenacia: da ogni parola che pronuncia in Transilvania percepiamo la sua forza, come una fiera maestosa, un leone che non ha intenzione di arrendersi alla situazione in cui si ritrova e continua a lottare, incessantemente, come se ogni attimo potesse essere l'ultimo. Un'altra cosa bella è che non si batte solo per la sua di libertà ma anche per quella delle altre ragazze, in particolare il gruppo delle schiave, non esitando ad agire nel caso veda dei soprusi e questo indica che, nonostante possa sembrare un po' viziata (andiamo, chi è che non pensa che chi vive nell'agio e non conosce altre situazioni non sia viziatello?) ha anche un cuore d'oro, altruista.

Un personaggio oscuro è indubbiamente quello di Henri: mentre il fratello maggiore, Armand, ci da comunque la parvenza di un tipo con la testa a posto, sana e non pervertita (almeno, per il momento), e il minore, André, ci sembra spietato ma al contempo tranquillo da quel punto di vista (capitemi), Henri è là dentro come il dio degli eccessi, della violenza, dell'inumanità; non solo ci appare come un uomo impassibile di fronte alle sofferenze altrui, ma sembra proprio che non abbia un briciolo di umanità, che non sia capace di provare pietà o qualsiasi altro sentimento che non sia l'indifferenza di fronte a quello che accade alle povere ragazze del suo gruppo.
Tuttavia, sebbene risulti perennemente dedito alla sua causa e al suo progetto di vendicarsi per le sofferenze inflittegli da bambino, ogni tanto lascia fuoriuscire una parte della sua anima ancora bianca, o quanto meno grigia, il che ci fa capire che forse una parvenza di umanità gli è rimasta, solo che non può mostrarsi debole, non può permettersi di lasciar riaffiorare le sue sofferenze, i suoi dolori perché qualcuno deve pagare per quello che è stato fatto. E' anche su questa parte della sua anima che agirà, inconsapevolmente, la protagonista: sarà lei, infatti, ad aprire uno spiraglio di luce in Henri, a mettere dei mattoni per poter costruire, chissà, qualcosa di diverso e abbattere la morte che pervade il suo spirito, ma non sarà facile, ci saranno momenti in cui si penserà che il cambiamento sia quasi completato, per poi rimangiarsi l'esultazione immediatamente dopo una cambio repentino di atteggiamento.
Insomma, un bello e dannato con i fiocchi e molto più dark, più oscuro di quelli a cui sono abituata io, ma la sua figura di personaggio caratterizzato benissimo la fa molto bene.

Bene, ci sarebbero altri personaggi di cui parlare, però credo che lasciare sopra un velo di mistero sia meglio che analizzarli, seppur brevemente, e direi anche che ho già parlato abbastanza a proposito dei due personaggi più importanti della storia, di cui uno è anche il più complesso, se vi posso riportare il mio modesto parere.
Questa storia mi aveva attirato già da un po' di tempo, ma non avevo forse osato avvicinarmi per via di quello che avrei potuto trovare (scene forti, ecc...), così ho rimandato fino a che non ho deciso che in quel momento non c'erano altri libri che mi ispiravano e ho incominciato questa avventura: devo ammettere che come avventura non è delle più leggere, anzi le tematiche sono molto forti e rappresentano anche una realtà che non è poi così lontana dal nostro mondo perché, benché sia un'opera di fantasia, racconta di una situazione fatta di soprusi, violenze su delle donne (ragazze) che verranno poi vendute come schiave del piacere e a cui verrà pian piano tolta la libertà, l'umanità che le caratterizza in quanto esseri umani e la possibilità di fare scelte sul proprio futuro.
Non è facile vivere in un ambiente dove i diritti delle donne, anche se solo quelle all'interno del palazzo dei Lamaze, non sono neanche presi in considerazione, dove le donne ritornano ad essere schiave degli uomini, loro sottoposte, proprio come lo erano nel passato, quando l'individuo maschile aveva il predominio su tutto, compreso su tutti gli altri individui femminili.
Ma soprattutto, non dev'essere per niente facile accettare questi soprusi, accettare che qualcuno cancelli il tuo essere come persona per farti diventare qualcosa che vale meno di uno straccio e accettare di non poter fare nulla per poter cambiare la situazione perché non si hanno le risorse, le forze per ribellarsi e far sentire la propria voce... e così si acconsente al diventare persone di carta, a spegnere i sentimenti, a svuotarsi per non pensare a nulla, alle sofferenze.

Concludendo, questa storia mi è piaciuta molto, non avrei mai pensato che sarei riuscita a leggerla tranquillamente per via di tutta una serie di scene parecchio forti, eppure la mia sanità mentale è ancora intatta, i miei feels pure... ah, ma a chi vogliamo darla a bere, certo che i miei feels sono distrutti! Dopo quel finale poi! Il problema è che accade tutto così in fretta alla fine che tu pensi di poter tirare un sospiro di sollievo, ma poi inizi a farti delle domande, inizi a dire "Ma... vuoi vedere che..." e poi pensi "No, non è possibile", e infine arrivi alle ultimissime pagine, inizi a sentire puzza di bruciato... ed ecco che le tue supposizioni erano corrette. *mai una volta che si sbagliasse oh, MAI*
E alla fine ti ritrovi pure con una curiosità immensa, perché si sa che se Katy non è curiosa non sarebbe Katy (parlare di se stessi in terza persona: fatto e sembra pure figo), che devi soddisfare al più presto perché non ce la puoi fare ad aspettare.
Insomma, se non si fosse capito questa storia mi è piaciuta molto, sia per come è stata creata sia per come si è evoluta, e mi ha coinvolto tantissimo al punto che per poco non facevo tardi a scuola per poter finire un capitolo... oltretutto, il libro scorre molto velocemente, non ci sono intoppi e quelle scene alla fine non si sono rivelate terribili come pensavo, il che è un bene.
Quindi, se siete appassionati del genere e non l'avete ancora fatto, leggete questo romanzo, e leggetelo anche voi a cui potrebbe ispirare, tutt'al più potrebbero darvi fastidio le violenze, però in ogni caso io ve lo consiglio perché la storia è bella e intrigante al punto giusto.
Voto:


giovedì 16 febbraio 2017

Recensione Fangirl

Titolo: Fangirl
Autore: Rainbow Rowell
Genere: Young Adult
Casa editrice: Piemme
Prezzo: €17.00 (copertina rigida)
Pagine: 513






Trama
Approdata all'università, dove la sua gemella Wren vuole solo divertirsi tra party, alcool e ragazzi, la timidissima Cath si trova sola per la prima volta e si rinchiude nella sua stanza a scrivere la fanfiction di cui migliaia di fan attendono il seguito. Ma una compagna di stanza scontrosa con un ragazzo carino che le sta sempre intorno, una professoressa di scrittura creativa che pensa che le fanfiction siano solo un plagio e un compagno bellissimo che vuole lavorare con lei, obbligheranno Cath ad affrontare la sua nuova vita...
Recensione
Buongiorno! Qui è la vostra Katy che vi parla e la qui presente si sente molto felice perché la settimana prossima sarà Carnevale e da giovedì grasso al martedì successivo si potrà rimanere a casa! Quindi, questo vuol dire che avrò tempo per leggere un pochino, mentre uscirò sicuramente al pomeriggio la domenica e il martedì (il lunedì non lo so, dipende da quanto freddo farà) e potrò cercare di battere il record di mimose prese in un giorno che l'anno scorso era arrivato a 10... lo so che forse sono strana, ma non è che mi piaccia più di tanto partecipare alla battaglia delle arance, quindi mi accontento di seguire la Mugnaia e sperare che faccia tiri decenti di mimose (oltre che di caramelle e cioccolatini).
Comunque, a parte questo, oggi sono tornata per parlarvi di un libro che è piaciuto praticamente a tutti, sono in pochi coloro che non l'hanno apprezzato e coloro che invece l'hanno fatto ne parlano con gli occhi a cuoricino: e io avrei potuto anche infilarmi nella seconda categoria, se solo non fosse stata una giornata un po' no quando l'ho letto.

Cath si è trasferita all'università: se a casa non faceva mai nulla senza la sua gemella Wren, ora è costretta a dividere la camera con una ragazza che non conosce, Reagan, e a imparare a fare le cose da sola.
Per il primo mese non fa quasi nulla, si reca alle lezioni e per il resto del tempo non esce dalla sua camera, nemmeno per mangiare, rimanendo così da sola e chiusa in se stessa, mentre si dedica a scrivere la sua fanfiction su Simon e Baz, "Carry On, Simon", e tutto questo perché non ha nessuno su cui può fare affidamento ora che la sorella non è più con lei e non osa chiedere aiuto alla sua compagna di stanza, visto che non sembra che lei le stia molto simpatica.
Però, un giorno, stanca di vederla sempre chiusa lì dentro, Reagan decide di portarla fuori, di portarla in mensa e da questo momento in poi Cath inizierà ad aprirsi un po' di più, sebbene rimanga ancora abbastanza chiusa e presa dalla sua storia; inoltre, nella sua vita arriva Levi, un ragazzo che trascorre molto tempo in camera loro perché amico (e forse ragazzo, ma di questo la protagonista non è sicura) della sua coinquilina e che le provoca una fitta allo stomaco ogni volta che lo vede, o quasi.
Quindi, tra la carriera universitaria da portare avanti e la sua vita da fangirl, Cath riuscirà ad uscire dal guscio e ad aprirsi un po' di più nei confronti della realtà.

Cath è una diciottenne che va al college e che non sembra molto contenta di questo fatto: la vediamo, inizialmente, molto spaesata, timorosa a fare le cose da sola e non proprio a suo agio in mezzo alle persone nuove, il più delle volte preferisce perdersi nella scrittura e fare la fangirl di professione; è una ragazza molto riservata, non le piace stare al centro dell'attenzione, così come non le piace ammettere di aver bisogno di qualcosa perché è timorosa di chiedere aiuto. Ma oltre ad essere un po' timida, è anche un tipo molto responsabile, si dimostra sempre presente per aiutare le altre persone, è gentile e intelligente, anche se talvolta può sembrare un po' ingenua, ed è anche fragile, non è abituata a parlare con qualcun altro che non sia la sorella di ciò che non va e adesso che loro non trascorrono più molto tempo insieme si ritrova triste, talvolta piange e non sa cosa fare.
Insomma, è la tipica fangirl che non ha una vita sociale all'infuori della sua fanfiction, che si chiude in se stessa e che è sensibile, però l'arrivo di Reagan e Levi riuscirà a farla uscire dalla sua bolla e a insegnarle che c'è una vita là fuori che deve essere vissuta, senza aver paura.

Se la protagonista è un tipetto molto riservato, timido, la gemella Wren è tutto il contrario: adesso che è al college non vuole far altro che studiare di giorno e uscire a divertirsi di notte, ubriacarsi, andare alle feste, il tutto con la sua nuova amica del cuore Courtney, la sua compagna di stanza: è questo che porterà a un allontanamento delle due sorelle, il fatto che una non riesce ad integrarsi nel nuovo ambiente, mentre l'altra lo fa anche troppo, tende a rendersi indipendente solo perché è al college, quel luogo in cui si fanno nuove esperienze, complice la lontananza dai genitori.
Ammetto che lei non mi è stata per nulla simpatica, il più delle volte avrei voluto strozzarla o darle due sberle perché il suo comportamento era veramente pessimo, Cath cercava aiuto e lei se ne fregava, oppure una volta è successo che per sbaglio lei le ha mandato un messaggio, con la conseguenza che la gemella si è preoccupata moltissimo, e una volta che si è vista la protagonista davanti ha detto: " Devo aver mandato il messaggio alla C sbagliata"! Ah be', molto gentile da parte tua, così la fai sentire una nullità, grazie!

Levi non è il tipico bookboyfriend, non è esattamente quello che si può definire come bello e dannato, non ha una scia di ragazze ai suoi piedi e non tratta la protagonista male solo perché prova qualcosa per lei ma non lo vuole far sapere: è gentile, sempre sorridente con tutti (forse un po' troppo), dolce e a quanto pare non legge, ascolta e basta.
Diciamo che all'inizio fra noi due non è scoccata la scintilla, mi sembrava troppo affabile, quasi un cagnolino sempre a disposizione di tutti e che regala sorrisi a destra e a manca e questo talvolta mi ha dato un po' sui nervi perché va bene essere cortesi, ma cambiare faccia ogni tanto no? Per fortuna abbiamo anche visto un lato un po' più serio, l'abbiamo visto arrabbiarsi, preoccuparsi e lasciare il sorriso da parte per qualche momentino e abbiamo capito che non gli si era paralizzata la faccia, ma che i suoi muscoli facciali funzionavano ancora!

Gli ultimi due personaggi che vi presento sono Reagan e il padre delle gemelle.
La prima è una ragazza veramente tosta, lo si può capire da come entra in stanza dando un calcio alla porta, ma è soprattutto fiera di se stessa, forte e determinata ad aiutare Cath con questo nuovo mondo universitario; inoltre, quando vuole sa essere divertente e sa essere simpatica, sotto tutta quella maschera di sarcasmo e battutine pungenti.
Il secondo è un uomo di quarantun anni che rimane da solo nel momento in cui le figlie si trasferiscono al college: non sappiamo moltissimo di lui, quando lo incontriamo sembra un uomo molto divertente e un po' pazzo, ma in senso buono, tuttavia deve anche sentirsi molto solo, niente più figlie e niente più moglie, visto che lo ha lasciato parecchi anni prima, e sembra triste talvolta, ti dà l'impressione di aver bisogno di un abbraccio e di qualcuno che gli dica che andrà tutto bene.

Questa non è solo una storia d'amore, è prima di tutto una sorta di documentario romanzato sulla vita di noi fangirl.
Cos'è una fangirl? Be', la risposta non è così scontata: in genere è una ragazza (ma talvolta può essere anche un ragazzo e in quel caso si parla di fanboy, che sono rarissimi) che preferisce vivere tra i libri piuttosto che nel mondo reale perché i libri la fanno sentire bene, le permettono di sognare e di scoprire nuovi mondi, di vivere molte vite. Ecco, questa è la definizione generale di fangirl, ma ce ne sono di tantissimi tipi diversi: possiamo trovare quella super timida, che vive proprio con il naso perennemente fra i libri; quella che ha un briciolo di vita sociale, ma che comunque è pur sempre un'invasata di qualcosa; quella che sclera anche a voce alta quando c'è qualcosa di sensazionale, come l'uscita di un nuovo libro della sua autrice preferita, l'annuncio della produzione di un film basato su un libro che ha letto (e in questo caso oltre all'entusiasmo la vedrai appellarsi a tutti i santi del Paradiso affinché il film non si riveli una schifezza); quella che ti parla solo di libri e che ti convince a leggerli tutti; quella che di giorno è una persona normalissima e che di notte scatena la fangirl che c'è in lei.
Insomma, ce ne sono di tantissimi tipi, ma tutte hanno qualcosa in comune: l'amore per qualcosa. Noi fangirl ci innamoriamo dei personaggi di un libro, delle ambientazioni, della storia, del libro stesso, dell'autore e di tanto altro, ma non possiamo fare a meno di perderci nei nostri pensieri con aria sognante, immaginando come sarebbe la nostra vita se quello che leggessimo fosse reale.
E la Rowell è quello che fa con questo libro, ci mostra il nostro mondo attraverso una ragazza che ama profondamente SImon e Baz, e forse vuole anche farci sapere che vivere nei libri è molto bello, veniamo a contatto con mondi nuovi e possiamo anche imparare qualcosa, ma, e questo ce lo fa sapere soprattutto alla fine, esiste anche la nostra realtà che, per quanto bella o brutta possa sembrare ai nostri occhi, merita di essere vissuta, non possiamo semplicemente rifugiarci nei libri per paura di soffrire perché la vita non permette di vivere facile, è difficile esistere ma è anche gratificante, e leggere ci permette di divertirci estraniandoci, però, dalla nuda e cruda realtà che è un po' meno sognatrice e un po' più realista.

Concludendo, questo libro è veramente bello, leggere del mondo di noi fangirl è qualcosa di, in un qual certo senso, speciale, tuttavia, per quanto l'autrice possa scrivere bene e per quanto bello possa essere il tutto, non sono riuscita a godermelo per bene.
Ripeto, la storia è molto bella, merita certamente una possibilità, però a un certo punto della lettura il mio cervello ha deciso di mettersi a pensare e si sa che quando inizio a pensare è la fine: mi sono sentita un po' giù in quel momento e, forse, vedere la parte di me stessa che tende a rinchiudersi per paura in Cath, che per più di un mese non mette piede in mensa perché non sa dove sia e non vuole chiedere a nessuno aiuto poiché non ha più vicino la sorella, la sua ancora, non ha aiutato, con la conseguenza che non sono riuscita ad apprezzarlo tanto quanto avrei voluto.
Però, questo fatto è dovuto solo a me, sono io che per la prima metà mi sono ritrovata... non triste, ma ho iniziato a pensare a tutto quello che non è andato per il verso giusto nella mia misera vita, che per quanto corta possa essere ha già vissuto parecchia sofferenza, e solo dopo la metà del libro sono riuscita, finalmente, a godermelo come si deve.
Quindi, sebbene avessi tutte le buone intenzioni del mondo, non posso far altro che dargli un Peeta perché non sarebbe giusto dargli un Daemon sulla fiducia, non sarebbe corretto nei confronti di altri libri che mi hanno fatto sentire quelle sensazioni da DB.
In ogni caso ve lo consiglio veramente perché è qualcosa di originale e, come ho già detto, speciale.
Voto:

martedì 14 febbraio 2017

Recensione The Wrath and the Dawn's Novellas

Buongiorno! Qui è la vostra Katy che vi parla e oggi si inizia a scrivere questa recensione qui in alto e non sotto la scritta Recensione perché oggi ne farò tre in una ma separate, quindi mi sembrava giusto fare un'introduzione subito perché ci saranno tre scritte Recensione e non sarebbe stato giusto fare l'intro solo sotto la prima (lo so, sono strana, ma anche queste cose hanno un anima e non bisogna fare torti a nessuno).
Comunque, oggi, in questo giorno di San Valentino (ma perché esiste questa giornata? Per ricordarti che sei single?) sono tornata per parlarvi di tre novelle della duologia "The Wrath and the Dawn", il cui primo volume da noi è uscito con il titolo di "La moglie del califfo": ammetto che non ero neanche a conoscenza della loro esistenza, l'ho scoperto non molto tempo fa quando, navigando su Amazon, mi sono imbattuta nelle loro cover e ho deciso che avrei dovuto leggerle e ho fatto bene perché anche se sono piccoline ci danno dei punti di vista interessanti sulla storia.
E adesso ve le presento.


Titolo: The Moth and the Flame
Autore: Renée Ahdieh
Genere: Retelling (Fantasy)
Casa editrice: G.P. Putnam's Sons Books for Young Readers
Prezzo: €0.94 (ebook)
Pagine: 37






Trama
E' iniziato tutto come una giocosa, sebbene pungente, chiacchierata prima di risalire fino a una scommessa fatale con uno dei più noti libertini - il Capitano della Guardia, Jalal al-Khoury - che potrebbe aver finalmente incontrato la sua metà in una bella, sebbene altezzosa, ancella, Despina. Ma anche lei sembra aver incontrato la sua metà nel bellissimo Jalal. Quello che inizia come una battaglia tempestosa di volontà e ingegno diventa in poco tempo una relazione appassionata stimolata da una tragedia della peggior specie.
Recensione
In questa prima novella la protagonista è Despina: a palazzo è giunta Ava, la moglie del califfo, e si è portata dietro il suo seguito, ma l'ancella non demorde e continua a sperare che lei la chiami, di modo da mostrarle il suo valore e la sua bravura nel scegliere come acconciare una califfa; mentre quindi aspetta di venir chiamata da Ava e mentre comprende che tutto ciò che sembra volere è essere amata da Khalid, nella sua vita si affaccia Jalal, il Capitano della Guardia.
Nonostante Despina sappia di non doversi avvicinare a lui perché per lui non potrà mai essere più di una conquista, accetta comunque la sfida che lui le lancia ed è così che finisce per innamorarsene contro ogni previsione, ma la vita a palazzo sta per essere scossa da un avvenimento terribile che porterà a giorni di oscurità.

Come possiamo constatare, Despina si rivela una donna alquanto calcolatrice, pianifica il modo in cui riuscirà ad entrare nelle grazie di Ava e si rivela molto furba nel momento della sfida con il Capitano; da quello che possiamo vedere è una persona molto determinata e tosta, di quelle che combattono da sole e che, per tanto, non hanno bisogno di un eroe al loro fianco. Tuttavia anche lei non può non cedere al fascino di un uomo e non può fare a meno di provare sentimenti molto forti, sebbene sappia benissimo che non ci potrà mai essere una possibilità per loro due perché appartengono a due classi sociali differenti: è in questo contesto che scopriamo il lato dolce del suo essere e che vediamo anche riaffiorare la determinazione, quella stessa che l'ha accompagnata ne "La moglie del califfo".

Jalal è il tipico donnaiolo: per quanto possa essere dedito al suo lavoro trova anche spazio per divertirsi con le donne e, in questo caso, con Despina, per la quale prova qualcosa di più di un semplice interesse: è così che vediamo il suo lato più affascinante, quello che tira fuori per conquistarla e quello che crea un mix terribile insieme alla sua simpatia.

Infine, intravediamo un personaggio di cui non sappiamo molto: Ava è la moglie del califfo del Khorasan e sin da subito notiamo che c'è qualcosa che non va, non la vediamo mai con lui e sembra una persona molto triste, oltre che molto insicura e timorosa ad avvicinarsi al suo stesso marito per paura forse di deluderlo o di non essere di suo gradimento.

Sebbene questa storia sia molto breve, abbiamo la possibilità di affacciarci sui primi attimi della storia d'amore fra Jalal e Despina, oltre che sul periodo precedente alla maledizione di Khalid, e questo mi è piaciuto molto perché penso sia interessante vedere l'origine delle cose attraverso gli occhi dei personaggi e non tramite un loro racconto, perché in questo modo si riescono a sentire le sensazioni che determinati avvenimenti hanno scatenato.

* _ * _ *

Titolo: The Crown and the Arrow
Autore: Renée Ahdieh
Genere: Retelling (Fantasy)
Casa editrice: G.P. Putnam's Sons Books for Young Readers
Prezzo: gratis (ebook)
Pagine: 12






Trama
Sono passati settantun giorni e settantun notti da quando Khalid ha iniziato a uccidere le sue mogli. In questo giorno, Khalid segnerebbe la perdita della settantaduesima ragazza, Shahrzad al-Khayzuran. Khalid non sapeva quante albe avrebbe potuto sopportare ancora. E c'era qualcosa in quest'ultima ragazza che catturò il suo interesse. Non solo lei si era offerta volontaria per sposarlo, ma alla loro cerimonia lei non era sembrata nemmeno un po' terrorizzata. Infatti, quello che aveva visto nei suoi occhi non era altro che un odio puro. Lei stava per perdere la sua vita. Perché non aveva paura? Perché l'odiava così tanto? Lui non era mai andato prima nelle stanze di sua moglie prima della sua morte all'alba. Stanotte sarà diverso.
Recensione
In questa seconda novella ci troviamo negli stessi attimi del'inizio del primo volume della duologia, ma questa volta vediamo il tutto attraverso gli occhi di Khalid: è ormai pronto per andare a sposare colei che dovrà poi uccidere il giorno dopo quando il padre di Jalal gli porta una notizia che lo sconvolgerà non poco, ovvero che la ragazza si è offerta volontaria.
Tra lo sgomento iniziale, Khalid non può fare a meno di chiedersi il perché, che cosa l'ha spinta ad andare verso la sua morte e non riesce a togliersi il pensiero dalla testa, così decide di chiedere alla sua migliore ancella, Despina, di indagare sulla ragazza: quando, poi, la vede entrare nella sala, si incuriosisce ancora di più perché vede che non ha paura di lui, non hanno dovuto trascinarla all'interno come tutte le altre, ma lo guarda e quello che vede nei suoi occhi è solo odio, odio che non riesce a capire da dove arrivi e che desidera scoprire quella notte stessa.

Dunque, Khalid si mostra in questa novella per quello che è, ovvero un ragazzo che è costretto a uccidere le sue spose all'alba del giorno dopo il loro matrimonio e questo gli provoca non pochi sensi di colpa, sebbene sappia che tutto questo lo sta facendo per salvare il suo popolo; ma oltre ad essere un giovane uomo con un peso troppo grande sulle sue spalle, è anche un ragazzo molto intelligente e curioso, forse desideroso di fermare tutte queste morti, pur sapendo di star facendo il tutto per la sua gente, e inconsapevolmente in cerca di qualcosa che lo spinga a farlo.

Shahrzad si mostra come la nostra solita protagonista che conosciamo: a dir poco badass, entra in quella sala come una donna fiera e non spaventata, come una che ha una missione da portare a termine e che intende farlo a qualsiasi costo, per sé, per tutte le altre ragazze e per la sua amica, in particolare. La sua presenza è sicuramente diversa da quella delle altre ragazze precedenti che hanno sposato il califfo, già il solo leggere di lei che entra in quella sala con il mento alto fa presagire che lei sia diversa e che tutto sarà diverso con lei, soprattutto vista la sua determinazione a mettere fine a tutto questo (cosa che noi sappiamo da "La moglie del califfo").

Ancora più breve della precedente novella, si fa veramente in fretta a leggerla, nemmeno dieci minuti e, tuttavia, per quanto breve, ci dona un interessante sguardo sugli istanti che porteranno a una svolta nella vita di Khalid e vedere quegli stessi istanti dal suo punto di vista ci permette di vedere il suo dolore per tutto quello che sta accadendo e l'impotenza perché sa che, apparentemente, non si può fare nient'altro.

* _ * _ *

Titolo: The Mirror and the Maze
Autore: Renée Ahdieh
Genere: Retelling (Fantasy)
Casa editrice: G.P. Putnam's Sons Books for Young Readers
Prezzo: gratis (ebook)
Pagine: 11






Trama
La città di Rey sta bruciando. Con il fluttuare del fumo, il fiammeggiare degli incendi e il fuggire del suo popolo, Khalid corre indietro per difendere la sua città, e proteggere la sua regina. Ma Khalid arriva troppo tardi per fare qualsiasi cosa. Lui e i suoi uomini arrivano e trovano la città in rovina, nient'altro che un dedalo di distruzione, e Shahrzad se n'è andata. Ma chi avrebbe potuto creare una devastazione del genere? Khalid teme di sapere già la risposta, il prezzo per aver scelto l'amore al popolo di Rey è fin troppo evidente.
Recensione
In questa ultima novella, ripercorriamo il momento in cui Khalid scopre la distruzione della sua città: quando la vede, il califfo pensa subito di essere di fronte alla sua punizione per aver tenuto in vita Shahrzad, condannando in questo modo la sua gente a morire; immediatamente, si dirige a palazzo, dove incontra Jalal e vede la devastazione che è stata provocata, come viene a sapere dal cugino, da una tempesta mai vista prima. 
Dopo essere venuto a conoscenza di come è accaduto il tutto e dopo aver pensato che sia stato tutto colpa sua, il suo pensiero va a Shahrzad e chiede al Capitano informazioni, informazioni che non gli piaceranno ma che dovrà accettare perché sa che lì dov'è starà meglio e sarà al sicuro.

Ancora una volta Khalid è il protagonista indiscusso della vicenda: attraverso questo racconto possiamo sentire la sua disperazione, il suo immenso senso di colpa per aver cercato di sgarrare dalla sua maledizione e per aver portato, di conseguenza, la città alla sua distruzione. Ma soprattutto, come già detto, la sua disperazione: vedere questa distruzione l'ho abbatte, però mai quanto la preoccupazione per Shazi e il dolore di saperla lontana da lui, sebbene più al sicuro.

Anche se fanno una piccola comparsa, possiamo vedere di nuovo Despina e Jalal: la prima la vediamo nel pieno delle sue forze e reattiva come non mai, dice praticamente solo una battuta ma possiamo sentire l'essenza di colei che conosciamo, una donna veramente tosta e indipendente; il secondo lo vediamo in un momento delicato in cui sta cercando di mettere tutti al sicuro e vediamo, quindi, trasparire il suo ruolo di Capitano della Guardia oltre che il suo ruolo non certificato di voce della coscienza del califfo.

* _ * _ *

Concludendo, queste tre novelle non sono fondamentali per la lettura della duologia ma sono un'integrazione, ci permettono di vedere avvenimenti da PoV diversi e questi avvenimenti sono tutti e tre all'origine di qualcosa, il primo pone inizio alla maledizione, il secondo allo sconvolgimento della situazione e il terzo al tentativo di combattere quello che sta accadendo.
Decisamente consigliate, anche se sono in inglese, ma sono comunque un modo per ritornare in questo mondo che io continuerò a pensare come un ambiente di Aladdin.
Voto complessivo:

giovedì 9 febbraio 2017

Recensione Dreamology

Titolo: Dreamology
Autore: Lucy Keating
Genere: Young Adult
Casa editrice: Newton Compton Editore
Prezzo: €9.90 (copertina rigida)
Pagine: 352






Trama
Per quanto Alice può riuscire a ricordare, Max è sempre stato parte integrante dei suoi sogni. Insieme hanno girato il mondo, vissuto esperienze straordinarie e si sono innamorati alla follia. Max è il ragazzo perfetto... Peccato che non sia reale. Perché Max non esiste. O almeno, così ha sempre pensato Alice. Fin quando entra nella sua nuova classe, il primo giorno di scuola, e... non riesce a credere ai suoi occhi: il suo Max è lì, davanti a lei, in carne e ossa. Ben presto però dovrà fare i conti col fatto che il Max reale è molto diverso dal Max dei sogni. Il Max reale è testardo e problematico, ha una vita complicata e intensa, di cui Alice non fa parte, nonché una ragazza, Celeste. Anche il loro incontro e il loro rapporto non sono così perfetti come lei aveva sperato. Quando si è vissuto un amore da sogno, ci si potrà mai accontentare della realtà?
Recensione
Buongiorno! Qui è la vostra Katy che vi parla e ci stiamo avvicinando a metà febbraio, il che vuol dire che fra pochissimo ci sarà il Carnevale, poi Pasqua e infine arriverà giugno e il tempo passerà molto in fretta, al punto che non ce ne renderemo neanche conto e alla fine diremo: "Ma veramente è già passato un anno? Ma veramente non sono nata ieri?" perché i giorni passano in fretta e, non so voi, ma io ogni tanto ripenso al 2009 e mi stupisco del fatto che siano già passati sette anni... insomma, era praticamente ieri e adesso siamo nel 2017...
Comunque, oggi sono tornata per parlarvi di "Dreamology", un libro un po' particolare e dalle opinioni contrastanti, ad alcuni è piaciuto, ad altri no, ad altri ancora è sembrato carino ma c'era qualcosa che non è andato per il verso giusto durante la lettura: per quanto mi riguarda mi è piaciuto, non alla follia, ma penso sia un libro bello e adatto a chi ama sognare.

L'unica apparente vera gioia nella vita di Alice è la notte, quella parte della giornata in cui sogna il suo bellissimo ragazzo Max, con cui si diverte e con cui ha molte avventure. Purtroppo tutto questo non è reale, o almeno così ha sempre creduto fino al momento in cui non se l'è ritrovato davanti a scuola: inizialmente non riesce a crederci, è emozionata, ma al contempo ha paura che lui non sappia chi è lei e questa paura è dovuta al fatto che lui non sembra averla riconosciuta.
Ben presto scoprirà che i suoi sogni hanno una motivazione e questo la porterà anche ad indagare insieme al ragazzo, che da una parte sembra sempre lo stesso dei sogni, ma dall'altra è completamente diverso, sembra aver paura di rimanere solo con lei e, cosa più importante di tutte, ha una ragazza.
Alice cercherà di capire di più su questa situazione molto strana mentre cercherà di far star zitto il suo cuore che vorrebbe solo stare accanto al ragazzo dei suoi sogni.

Alice si rivela sin da subito una ragazza molto simpatica, ma prima di tutto sognatrice: sin da piccola ha fatto sogni che poi si ricordava e che la facevano sentire felice, in questo modo aveva uno spazio per non pensare all'abbandono da parte della madre e non intristirsi più di quanto non lo fosse già; è una ragazza particolare proprio per il suo essere sognatrice, infatti anche quando è sveglia continua a pensare e a fantasticare, ma è soprattutto determinata a venire a capo di questa storia, sebbene non sia poi molto contenta di come la storia si evolverà perché non è pronta a dire addio ai suoi sogni, non è pronta ad affrontare la nuda e cruda realtà. E questo fatto lo vediamo molto spesso dalla sua attaccatura ai sogni, ma non ne può fare a meno, la notte si sente tranquilla e sicura, si sente nel suo habitat naturale.
Quando poi incontra il vero Max la vediamo preda di sentimenti contrastanti: da una parte, ne è chiaramente innamorata, dall'altra ha paura perché lui sta con Celeste, e dall'altra ancora vuole avvicinarsi a lui per capire se lui la sogna (e per capire se lui prova i suoi stessi sentimenti).

Max, invece, è un ragazzo che ha la vita che ogni adolescente desidererebbe (forse): bello, giocatore di football, fidanzato con una ragazza popolare e amata da tutti, che si può volere di più dalla vita? Apparentemente, nulla, però quello che nessuno sa è che anche lui fa sogni strani, se lo raccontasse magari potrebbero prenderlo in giro o potrebbe sembrare pazzo, ma vedersi davanti Alice lo manda in panico, ha paura che l'equilibrio del suo mondo vada a farsi friggere ed è per questo che inizialmente fa finta di non riconoscerla. Tuttavia, non potrà fare a meno di seguirla nelle sue follie, sebbene sia molto combattuto perché da una parte Alice è la sua "ragazza" nei sogni, colei che lo ha aiutato a scacciare gli incubi, mentre Celeste è la sua vera ragazza, colei che lo ha aiutato nella realtà quando aveva bisogno di qualcuno accanto che lo sostenesse.
Ah, prima di passare a parlare di Oliver e Sophie, devo farvi una piccola confessione: posso dirvi che Max non mi ha fatto quasi né caldo, né freddo? Senza offesa, ma dalla trama mi aspettavo un altro bello e dannato, invece io tutta 'sta dannazione non la vedo... è normale, non si comporta come uno che ha avuto problemi da piccolo, è comunque gentile e dolce, anche se ogni tanto un po' della serie "ehm, senti Alice... non è che potresti scomparire? No, perché stai mettendo sotto sopra il mio mondo e ha paura". Vabbe', chiusa parentesi.

E ora veniamo al personaggio più bello, affascinante, divertente di questo libro: Oliver.
Ah, sin da subito mi sono venuti gli occhi a cuoricino, ero tipo così la prima volta che l'ho visto:
E' uno di quei personaggi che non puoi non amare alla follia perché è troppo simpatico! Ogni volta che lui è comparso sulla scena ho riso perché è troppo divertente, e poi è tenerello e... vi basti sapere che a momenti speravo che la protagonista si innamorasse di lui perché a momenti facevano più scintille loro dei Malice (ho appena inventato il nome della loro ship e non so se possa funzionare come nome, ma pazienza)! Poi ho cambiato idea per via di una cosa che accade alla fine e perché ho capito che la protagonista non lo merita... senza offesa eh.

Infine, abbiamo Sophie: lei è la migliore amica della protagonista, nonché dispensatrice di consigli e l'unica femmina del libro che faccia ridere da morire; è una ragazza perspicace, il tipico tipo che ha una soluzione per tutto e che ti fa divertire quando sei in sua presenza, ma anche un po' sentimentale (ma non troppo). E poi, SPOILER quanto sono carini lei e Oliver? Sono tenerissimi e mi hanno fatto venire gli occhi a cuoricino molto più dei Malice... FINE SPOILER

Insomma, che dire? Mi sono avvicinata a questa lettura con i piedi di piombo perché avevo sentito di molti che avevano iniziato "Dreamology" con un grande entusiasmo a causa delle recensioni positive e che poi erano rimasti un po' delusi, ma al contempo ero molto curiosa di scoprire qualcosa di più perché tutti, ma proprio tutti, parlavano di questo Oliver come il personaggio più bello, sebbene secondario: devo ammettere che mi è piaciuto molto, è una bella storia che potrebbe sembrare un po' fantastica ma che in realtà non lo è perché tutto quello che accade nella realtà è qualcosa che avviene nella testa dei diretti interessati e che è collegato ai sogni che fanno.
I sogni sono una parte importantissima di questa storia, tutto ruota attorno a loro e a come sia possibile che due persone reali si sognino convinte di sognare un qualche ideale quando invece sognano persone che esistono veramente: vedere in che modo ha avuto origine il tutto è stato molto interessante, capire il perché si rivela fondamentale per il finale anche se porterà a delle reazioni differenti, per le quali io mi sono ritrovata così:
perché non era possibile! E poi ero del tipo:
perché non potevo proprio crederci, insomma, no! Poi è successa un'altra cosina e io ero lì a ripetermi: "Sì, adesso ci siamo"... e ho cantato vittoria troppo presto perché la situazione si era ribaltata e solo alla fine fine il mio cuore ha potuto mettersi in pace.

Concludendo, mi è piaciuta questa storia, ho apprezzato quasi tutto, soprattutto Oliver e un po' meno Max, ma il finale mi è sembrato un po' troppo precipitoso: prima questo, poi quello e infine quell'altro, tutto un po' in fretta, come se l'autrice avesse voluto sbrigarsi a chiudere la faccenda e questo mi ha fatto storcere il naso.
Tuttavia, è stata una bella avventura, che vi consiglio, anche se si vede che è qualcosa di puramente adolescenziale, però è una lettura leggera e molto simpatica.
Voto: