Autore: Irène Némirovsky
Genere: Narrativa
Casa editrice: Newton Compton Editori
Prezzo: €5.90 (copertina rigida)
Pagine: 154
Trama
"Come le mosche d'autunno" è ambientato nel 1916, in pieno conflitto mondiale. La guerra ha svuotato la grande casa padronale, rimane solo Tatjana Ivanova, la vecchia nutrice: ma dopo aver assistito alla barbara morte del ragazzo Jurij, fuggito dal fronte, anche lei decide di andarsene per raggiungere i padroni e accompagnarli nel loro lungo viaggio a Parigi, alla ricerca di una vita nuova. Ma per Tatjana la ricerca sarà dolorosa e solitaria.
"Il ballo", che dovrebbe segnare l'ingresso della quattordicenne Antoinette nella brillante società parigina, è un sogno più per la madre, volgare e arcigna parvenue, che per la ragazza.Con una scrittura precisa e senza fronzoli, l'autrice racconta in poche, dense e drammatiche pagine, la vendetta di Antoinette.
Recensione
Buongiorno! Qui è la vostra Katy che vi parla, in questa giornata di novembre in cui le temperature sembrano farsi più fredde al mattino, per poi sorprenderci tutti all'uscita da scuola, quando c'è mezzo mondo con le giacche aperte perché effettivamente c'è il sole... ah, odio questo tempo, non sai mai come vestirti: e al mattino fa freddo, quindi mettiti il maglioncino di lana, però poi alle due si sta bene e si suda nel maglioncino, epperò al mattino mica volevi morire di freddo e metterti la maglietta a maniche corte sotto una felpa in previsione di ciò, no? Forse bisognerebbe vestirsi a cipolla, come suggerisce sempre mia madre, ma poi sorge un problemino: dove le mettiamo le maglie che ci siamo tolti in sei ore di scuola se la cartella è piena di libri e non abbiamo voglia di tenerli in mano? Caro tempo, deciditi, grazie!
A parte questo, oggi sono tornata per parlarvi di due brevi romanzi scritti da un'autrice molto conosciuta, di cui avevo già sentito parlare un bel po' di tempo fa, ma all'epoca ero nel mio periodo "i classici? No, meglio un bel fantasy" e l'avevo lasciata stare... grande errore, piccola Katy (Oh oh, piccola Katy, oh oh - okay scusate... *se ne va canticchiando*), non saranno state due letture piene di gioia di vivere e felicità, ma devi ammettere che non erano mica male, con tutta quell'atmosfera un po' oscura! Mi chiedo il perché prima fossi così... anzi, lo so il perché: nessun classico, e dico nessuno, avrebbe potuto avvicinarsi a Les Mis.
Ma bando alle ciance e iniziamo!
"Il ballo" è una storia molto breve, che racconta di un momento particolare all'interno di una famiglia: dopo anni passati nella mediocrità, i genitori di Antoinette sono finalmente riusciti ad arricchirsi e a ottenere la vita che volevano, ma questo non ha fatto molto piacere alla figlia, che si è ritrovata col passare del tempo dimenticata da loro e si è vista trattare come una bambina di cinque anni, quando invece sa di essere più grande; i suoi genitori, per inserirsi meglio in questo nuovo giro, decidono di dare un ballo in cui inviteranno le personalità più importanti, e Antoinette vede questa come l'occasione per poter iniziare ad entrare nel mondo dei grandi... sfortunatamente, i suoi non sono d'accordo, non vogliono che rovini nulla, perciò lei si ritroverà in un impeto di rabbia a vendicarsi di tutti i torti subiti e abbracciare la sé adulta che i genitori le hanno proibito.
"Come le mosche d'autunno", invece, vede la storia di Tatjiana Ivanova, da più di cinquant'anni nutrice della famiglia Karin: lei conosce tutto della loro casa e della loro storia di famiglia, è sempre stata al loro servizio, anche adesso che è anziana, ma la partenza dei due giovani ragazzi, fra cui Jurij, è sempre motivo di preoccupazione per lei, così come per tutti gli altri. Man mano che il tempo passa, mentre i due si trovano al fronte, la famiglia inizia a lasciare la loro casa natale e, successivamente, decidono addirittura di spostarsi a Parigi, dove la stessa nutrice li seguirà, ormai sempre più stanca e sempre più addolorata da quello che è successo. Ma mentre gli altri andranno avanti con le loro vite, pian piano la sua raggiungerà il capolinea, senza che nessuno se ne accorga.
Anche se potrebbe non sembrare, entrambe le storie hanno delle caratteristiche simili, che fanno in un certo senso da filo conduttore fra le due, pur narrando di due esperienze diverse.
Innanzitutto, comune è l'ambiente delle due famiglie: i Kampf, al momento della narrazione, sono molto ricchi, grazie a dei colpi di bip hanno fatto fortuna e hanno rivoluzionato la loro vita, che è diventata più sfrenata e di lusso, al punto che i genitori di Antoinette sono diventati molto cinici, più interessati a cosa gli altri penseranno di loro che alla loro figlia; i Karin, invece, dopo aver attraversato un periodo buio durante la guerra, riescono a tornare in carreggiata e si discostano sempre di più dalle difficoltà che precedentemente li avevano colpiti, iniziandosi alla sfrenatezza e allontanandosi anche dalla loro fidata nutrice, che si ritroverà messa all'angolino da persone a cui importa più il divertimento che altro.
Poi, in entrambi i casi l'atmosfera non è delle più serene, c'è qualcosa che nella vita di uno o di tutti loro porta il buio, il dolore per la perdita di qualcuno, come nel caso de "Come le mosche d'autunno", quando la nutrice soffre per i giovani che se ne sono andati, oppure di qualcosa, come nel caso de "Il ballo", quando la figlia sente di non essere apprezzata, di essere quasi vista come la pecora nera della famiglia senza apparente motivo. E quest'atmosfera carica di dolore non fa altro che aggiungere ulteriore oscurità alle rispettive storie, un senso crescente di angoscia, perché man mano che si va avanti con la storia si vede l'effetto maggiore di questa oscurità (anche se, ammettiamolo, l'ansia viene molto di più nel secondo caso che nel primo).
Certo, bisogna dire che le protagoniste sono quasi l'una l'opposto dell'altra: Antoinette è una ragazzina che si è sempre sentita non amata dai suoi genitori, criticata su tutto, mentre tutto quello che avrebbe voluto sarebbe stato vivere la vita felice e spensierata, aperta alle avventure che si possono trovare a quattordici anni, e ora in mezzo a tutta la sofferenza c'è un'oscurità, un desiderio di far vedere ai suoi che qualcosa vale anche lei, che esce fuori piano piano e che lei stessa si vuole gustare; Tatjiana, invece, è una nutrice dedita alla famiglia che serve, attenta a tutti i bisogni, e molto affezionata a tutti coloro che ha visto crescere in cinquant'anni di servizio, anche se non si può dire che abbia avuto sempre una vita felice, perché di perdite ce ne sono state fra i Karin e lei le ha sentite come se fosse a loro legata da un legame di sangue. Insomma, una usa la sofferenza per prendersi la sua rivincita e per far vedere che esiste anche lei, che ha pure lei il diritto di essere felice, mentre l'altra ci si rinchiude quasi al punto da scomparire di fronte agli altri.
Benché le storie partano da un ambiente simile per poi svilupparsi in maniere differenti, un tratto che credo sia distintivo dell'autrice è il fattore di ombrosità che caratterizza il suo stile di scrittura: da una situazione molto semplice e, apparentemente, tranquilla, la Nemirovsky si sposta negli angoli più reconditi delle storie, laddove non c'è allegria o gioia, ma dove è presente angoscia, solitudine e sentimenti misti; lei affronta delle situazioni molto complesse, facendo un grandissimo lavoro sulla psicologia dei personaggi, sui loro comportamenti e sul modo in cui si rapportano con gli altri, di modo che le dinamiche e le azioni siano collegate ai pensieri di personaggi e ai rapporti, appunto, interpersonali.
Certamente, non sono due letture leggere e spensierate, però sono molto belle, nella loro oscurità, e fanno riflettere su tanti piccoli dettagli, come soprattutto il fatto che spesso le persone si occupano soltanto di se stesse senza pensare agli altri.
Voto:
Buongiorno! Qui è la vostra Katy che vi parla, in questa giornata di novembre in cui le temperature sembrano farsi più fredde al mattino, per poi sorprenderci tutti all'uscita da scuola, quando c'è mezzo mondo con le giacche aperte perché effettivamente c'è il sole... ah, odio questo tempo, non sai mai come vestirti: e al mattino fa freddo, quindi mettiti il maglioncino di lana, però poi alle due si sta bene e si suda nel maglioncino, epperò al mattino mica volevi morire di freddo e metterti la maglietta a maniche corte sotto una felpa in previsione di ciò, no? Forse bisognerebbe vestirsi a cipolla, come suggerisce sempre mia madre, ma poi sorge un problemino: dove le mettiamo le maglie che ci siamo tolti in sei ore di scuola se la cartella è piena di libri e non abbiamo voglia di tenerli in mano? Caro tempo, deciditi, grazie!
A parte questo, oggi sono tornata per parlarvi di due brevi romanzi scritti da un'autrice molto conosciuta, di cui avevo già sentito parlare un bel po' di tempo fa, ma all'epoca ero nel mio periodo "i classici? No, meglio un bel fantasy" e l'avevo lasciata stare... grande errore, piccola Katy (Oh oh, piccola Katy, oh oh - okay scusate... *se ne va canticchiando*), non saranno state due letture piene di gioia di vivere e felicità, ma devi ammettere che non erano mica male, con tutta quell'atmosfera un po' oscura! Mi chiedo il perché prima fossi così... anzi, lo so il perché: nessun classico, e dico nessuno, avrebbe potuto avvicinarsi a Les Mis.
Ma bando alle ciance e iniziamo!
"Il ballo" è una storia molto breve, che racconta di un momento particolare all'interno di una famiglia: dopo anni passati nella mediocrità, i genitori di Antoinette sono finalmente riusciti ad arricchirsi e a ottenere la vita che volevano, ma questo non ha fatto molto piacere alla figlia, che si è ritrovata col passare del tempo dimenticata da loro e si è vista trattare come una bambina di cinque anni, quando invece sa di essere più grande; i suoi genitori, per inserirsi meglio in questo nuovo giro, decidono di dare un ballo in cui inviteranno le personalità più importanti, e Antoinette vede questa come l'occasione per poter iniziare ad entrare nel mondo dei grandi... sfortunatamente, i suoi non sono d'accordo, non vogliono che rovini nulla, perciò lei si ritroverà in un impeto di rabbia a vendicarsi di tutti i torti subiti e abbracciare la sé adulta che i genitori le hanno proibito.
"Come le mosche d'autunno", invece, vede la storia di Tatjiana Ivanova, da più di cinquant'anni nutrice della famiglia Karin: lei conosce tutto della loro casa e della loro storia di famiglia, è sempre stata al loro servizio, anche adesso che è anziana, ma la partenza dei due giovani ragazzi, fra cui Jurij, è sempre motivo di preoccupazione per lei, così come per tutti gli altri. Man mano che il tempo passa, mentre i due si trovano al fronte, la famiglia inizia a lasciare la loro casa natale e, successivamente, decidono addirittura di spostarsi a Parigi, dove la stessa nutrice li seguirà, ormai sempre più stanca e sempre più addolorata da quello che è successo. Ma mentre gli altri andranno avanti con le loro vite, pian piano la sua raggiungerà il capolinea, senza che nessuno se ne accorga.
Anche se potrebbe non sembrare, entrambe le storie hanno delle caratteristiche simili, che fanno in un certo senso da filo conduttore fra le due, pur narrando di due esperienze diverse.
Innanzitutto, comune è l'ambiente delle due famiglie: i Kampf, al momento della narrazione, sono molto ricchi, grazie a dei colpi di bip hanno fatto fortuna e hanno rivoluzionato la loro vita, che è diventata più sfrenata e di lusso, al punto che i genitori di Antoinette sono diventati molto cinici, più interessati a cosa gli altri penseranno di loro che alla loro figlia; i Karin, invece, dopo aver attraversato un periodo buio durante la guerra, riescono a tornare in carreggiata e si discostano sempre di più dalle difficoltà che precedentemente li avevano colpiti, iniziandosi alla sfrenatezza e allontanandosi anche dalla loro fidata nutrice, che si ritroverà messa all'angolino da persone a cui importa più il divertimento che altro.
Poi, in entrambi i casi l'atmosfera non è delle più serene, c'è qualcosa che nella vita di uno o di tutti loro porta il buio, il dolore per la perdita di qualcuno, come nel caso de "Come le mosche d'autunno", quando la nutrice soffre per i giovani che se ne sono andati, oppure di qualcosa, come nel caso de "Il ballo", quando la figlia sente di non essere apprezzata, di essere quasi vista come la pecora nera della famiglia senza apparente motivo. E quest'atmosfera carica di dolore non fa altro che aggiungere ulteriore oscurità alle rispettive storie, un senso crescente di angoscia, perché man mano che si va avanti con la storia si vede l'effetto maggiore di questa oscurità (anche se, ammettiamolo, l'ansia viene molto di più nel secondo caso che nel primo).
Certo, bisogna dire che le protagoniste sono quasi l'una l'opposto dell'altra: Antoinette è una ragazzina che si è sempre sentita non amata dai suoi genitori, criticata su tutto, mentre tutto quello che avrebbe voluto sarebbe stato vivere la vita felice e spensierata, aperta alle avventure che si possono trovare a quattordici anni, e ora in mezzo a tutta la sofferenza c'è un'oscurità, un desiderio di far vedere ai suoi che qualcosa vale anche lei, che esce fuori piano piano e che lei stessa si vuole gustare; Tatjiana, invece, è una nutrice dedita alla famiglia che serve, attenta a tutti i bisogni, e molto affezionata a tutti coloro che ha visto crescere in cinquant'anni di servizio, anche se non si può dire che abbia avuto sempre una vita felice, perché di perdite ce ne sono state fra i Karin e lei le ha sentite come se fosse a loro legata da un legame di sangue. Insomma, una usa la sofferenza per prendersi la sua rivincita e per far vedere che esiste anche lei, che ha pure lei il diritto di essere felice, mentre l'altra ci si rinchiude quasi al punto da scomparire di fronte agli altri.
Benché le storie partano da un ambiente simile per poi svilupparsi in maniere differenti, un tratto che credo sia distintivo dell'autrice è il fattore di ombrosità che caratterizza il suo stile di scrittura: da una situazione molto semplice e, apparentemente, tranquilla, la Nemirovsky si sposta negli angoli più reconditi delle storie, laddove non c'è allegria o gioia, ma dove è presente angoscia, solitudine e sentimenti misti; lei affronta delle situazioni molto complesse, facendo un grandissimo lavoro sulla psicologia dei personaggi, sui loro comportamenti e sul modo in cui si rapportano con gli altri, di modo che le dinamiche e le azioni siano collegate ai pensieri di personaggi e ai rapporti, appunto, interpersonali.
Certamente, non sono due letture leggere e spensierate, però sono molto belle, nella loro oscurità, e fanno riflettere su tanti piccoli dettagli, come soprattutto il fatto che spesso le persone si occupano soltanto di se stesse senza pensare agli altri.
Voto:
Ciao Katy! Questa autrice mi ha talmente incuriosito a pelle che ho comprato un libro, sempre edito dalla Newton Compton, che racchiude tutte le sue opere (più di mille pagine, ne avrò di tempo occupato xD).
RispondiEliminaSpero di non rimanere delusa, ma già leggendo la tua recensione ho capito che le sue storie potrebbero piacermi :)
Sono storie un po' particolari, che possono piacere o non piacere, però secondo me meritano molto :)
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