Autore: Sara Rattaro
Genere: Narrativa
Casa editrice: Garzanti
Prezzo: €10.90 (copertina flessibile)
Pagine: 222
Trama
L'amore non chiede il permesso. Arriva all'improvviso. Travolge ogni cosa al suo passaggio e trascina in un sogno. Così è stato per Emma, quando per la prima volta ha incontrato Marco che da subito ha capito come prendersi cura di lei. Tutto con lui è perfetto. Ma arriva sempre il momento del risveglio. Perché Marco la ricopre di attenzioni sempre più insistenti. Marco ha continui sbalzi d'umore. Troppi. Marco non riesce a trattenere la sua gelosia. Che diventa ossessione. Emma all'inizio asseconda le sue richieste credendo siano solo gesti amorevoli. Eppure non è mai abbastanza. Ogni occasione è buona per allontanare da lei i suoi amici, i suoi genitori, tutto il suo mondo. Emma scopre che quello che si chiama amore a volte non lo è. Può vestire maschere diverse. Può far male, ferire, umiliare. Può far sentire l'altra persona debole e indifesa. Emma non riconosce più l'uomo accanto a lei. Non sa più chi sia. E non sa come riprendere in mano la propria vita. Come nascondere a se stessa e agli altri quei segni blu sulla sua pelle che nessuna carezza può più risanare. Fino a quando nasce sua figlia, e il sorriso della piccola Martina che cresce le dà coraggio di cambiare il suo destino. Di dire basta. Di affrontare la verità. Una verità difficile da accettare, da cui si può solo fuggire. Ma il cuore, anche se è spezzato, ferito, tormentato, sa sempre come tornare a volare. Come tornare a risplendere. Più forte che può.
Recensione
Buongiorno! Qui è la vostra Katy che vi parla, e oggi, in questa giornata molto tranquilla, sono tornata per parlarvi di un libro che ho letto quest'estate e che mi sono decisa a leggere perché una mia amica lo stava leggendo proprio in quei giorni e, dopo aver intasato il gruppo Whatsapp di foto di frasi tratte da questo romanzo, mi sono incuriosita così tanto da decidere che era il momento di riprendere la mia antica intenzione di leggerlo un giorno o l'altro.
Ma bando alle ciance e iniziamo subito, che devo andare a fare i compiti.
La storia è quella di Emma, una ragazza con un sogno nel cassetto, quello di diventare designer, che un giorno incontra un uomo più grande di lei con cui vive una intensa e bellissima storia d'amore di dieci anni, finché un giorno questi le dice che non la ama più e lei è costretta a fare i conti con una nuova realtà. Un po' per ripicca, Emma inizia a cercarsi un nuovo interesse amoroso, qualcuno con cui far ingelosire l'ex, e così incontra Marco, bello e affascinante, che la ricopre di regali e la fa sentire amata.
Passano insieme pochi mesi e decidono di sposarsi di nascosto dalle loro famiglie, ma il matrimonio non si rivela la favola che la protagonista pensava che fosse: ben presto, il marito inizia a cambiare atteggiamento, dimostrando una certa instabilità che lo porta prima ad alzare la voce con la moglie, poi a criticarla e infine a farle sul serio del male. Emma, all'inizio, crede che tutto questo sia dovuto al fatto che erano in viaggio di nozze in Corsica quando l suocero è mancato, ma poi si rende conto che quella era solo la causa scatenante e che il peggio deve ancora arrivare.
Dopo la nascita della loro figlia, Marco le porta in una casa in montagna e le rinchiude lì dentro, impedendo loro di avere qualsiasi contatto con il mondo esterno, arrivando addirittura a cercare di essere il più autosufficienti possibile per evitare di dover aver a che fare con le persone.
Emma non sa cosa fare, non può agire in maniera sconsiderata perché adesso ha una figlia di cui occuparsi e chissà cosa succederebbe se la abbandonasse nelle mani del marito, perciò ribellarsi non sembra un'opzione fattibile, almeno non nei primi tempi, ma dovrà trovare il coraggio di dire basta, basta per le violenze che è costretta a subire e per la situazione in cui è costretta a vivere, lontano da tutti e da tutto.
L'autrice, attraverso il personaggio di Emma, ha voluto presentarci una delle tematiche più delicate che siamo costretti ad affrontare purtroppo molto spesso: la violenza sulle donne.
Tutto inizia quando incontriamo un uomo, apparentemente quello perfetto, che poi si rivela essere una persona ignobile che picchia la sua compagna senza un apparente motivo se non la rabbia per qualche errore che lei ha, evidentemente, commesso. La fine di queste storie non è sempre la stessa: se va bene, la donna riesce a fuggire e riesce a farsi una nuova vita, con un mucchio di difficoltà; se va malino, la donna continua a fare finta di niente e rimane con lui fino alla vecchiaia; se va proprio male, la donna non ce la fa. In molti casi, l'eventuale happy ending è determinato proprio da colei che subisce violenze, perché è lei che ha il potere di fare qualcosa per fermare la situazione o di non fare nulla, lasciandosi in balia delle mani di un uomo che non la ama, perché chi tiene veramente a una persona non pensa neanche lontanamente ad alzare le mani.
La prospettiva che qui ci viene presentata è la prima, quella di una donna che riesce a scappare dalle grinfie del suo aguzzino: ribellarsi non è facile, a momenti non lo è nemmeno nei confronti dei genitori quando questi ci proibiscono qualcosa, figuriamoci farlo con qualcuno di esterno alla famiglia che crediamo però essere parte della nostra vita; non è nemmeno facile tante volte aprire gli occhi e rendersi conto che quello che si vede non è poi una cosa tanto normale. Il più delle volte, infatti, di fronte a persone a cui volevamo bene diventiamo ciechi, pensiamo che loro ricambino tutti i nostri sentimenti e le nostre buone intenzioni nei loro confronti al 100%, e quando vediamo qualcosa che non ci saremmo mai aspettati da loro iniziamo a giustificarli, magari ha avuto una brutta giornata, sarà successo qualcosa di poco piacevole o qualcuno gli avrà detto qualcosa che lo ha turbato... e si va avanti così, perché spesso è più facile chiudere gli occhi che affrontare la realtà e capire che la persona davanti a noi non è quella che ci aspettavamo, non è quella che abbiamo conosciuto o che credevamo di aver conosciuto. Ci vuole del tempo prima di capire che il rapporto che si è creato non è dei più sani e che non è normale, ci vuole tempo per accettare il nostro errore di valutazione e durante questo tempo la prima cosa che ci viene in mente è: "Cosa ho sbagliato?". No, noi non siamo sbagliate, non è colpa nostra se quella persona non ci tratta come dovrebbe... sì, magari noi possiamo avere di sbagliato il fatto di non aver saputo cogliere in tempo dei possibili segnali, ma questa è la nostra unica "colpa". Se non andiamo bene così come siamo per quella persona, è lei ad avere un problema, non noi. Solo che è più facile credere nel contrario, piuttosto che dare la colpa agli altri, perciò ne passa di tempo prima che arrivi la consapevolezza della nostra "innocenza" in questi contesti.
Eh, e poi però arriva la parte più difficile, bisogna raccogliere tutto il coraggio che abbiamo e mettere fine al rapporto. Non è per niente facile. Il più delle volte ti decidi a farla finita, e poi ci ricaschi, perché quella persona ti permette magari di fissare delle regole o ti chiede perdono e dice che non lo farà più... che fai, non gli credi? Non dai nemmeno una seconda chance? E una terza? Dai, tre è il numero perfetto. E così si incappa di nuovo nelle vecchie abitudini. Ma se si è abbastanza forti e volenterosi, si riuscirà ad arrivare al punto di saper dire di no e di allontanarsi da tutto il male che quella persona ha portato nella vostra vita.
Ecco, questo è quello che ci mostra l'autrice: Emma, dopo aver passato anni a giustificarlo o ad aspettare il momento giusto per non mettere a repentaglio nessun altro, riesce a trovare la forza per scappare dal marito, allontanandosene il più possibile, perché ha capito che non può andare avanti così, a subire violenze senza un motivo.
Il suo coraggio è ammirevole, non tutte riescono a farlo, per paura principalmente: quando si ha paura di qualcosa si rimane annichiliti, non si sa come comportarsi e si finisce per non fare niente e vivere male. E molto spesso la paura impedisce di chiedere aiuto. Quante volte al telegiornale, di fronte a una donna uccisa dal compagno abbiamo sentito dire che "lui sembrava una persona così per bene"? Troppe. Questo perché nessuno se ne accorge, o se succede tutti fanno finta di niente, e la donna in questione non è riuscita a dare segni di malessere, a chiedere, appunto, aiuto mostrando chi era veramente l'uomo tanto per bene che le stava affianco.
Una storia molto emozionante, che fa riflettere e anche soffrire, perché leggere di certi argomenti fa sempre piangere il cuore... insomma, com'è possibile che una persona possa essere tanto crudele da violentare un altro essere umano? E com'è possibile che nessuno mai si accorga di niente? Sono quelle cose che io proprio non riesco a concepire. Un giorno si pensa di aver trovato il principe azzurro, e il giorno dopo si capisce che alla propria porta si è presentato l'uomo nero.
Un romanzo veramente toccante, doloroso in alcuni punti, ma anche pieno di speranza.
Ma bando alle ciance e iniziamo subito, che devo andare a fare i compiti.
La storia è quella di Emma, una ragazza con un sogno nel cassetto, quello di diventare designer, che un giorno incontra un uomo più grande di lei con cui vive una intensa e bellissima storia d'amore di dieci anni, finché un giorno questi le dice che non la ama più e lei è costretta a fare i conti con una nuova realtà. Un po' per ripicca, Emma inizia a cercarsi un nuovo interesse amoroso, qualcuno con cui far ingelosire l'ex, e così incontra Marco, bello e affascinante, che la ricopre di regali e la fa sentire amata.
Passano insieme pochi mesi e decidono di sposarsi di nascosto dalle loro famiglie, ma il matrimonio non si rivela la favola che la protagonista pensava che fosse: ben presto, il marito inizia a cambiare atteggiamento, dimostrando una certa instabilità che lo porta prima ad alzare la voce con la moglie, poi a criticarla e infine a farle sul serio del male. Emma, all'inizio, crede che tutto questo sia dovuto al fatto che erano in viaggio di nozze in Corsica quando l suocero è mancato, ma poi si rende conto che quella era solo la causa scatenante e che il peggio deve ancora arrivare.
Dopo la nascita della loro figlia, Marco le porta in una casa in montagna e le rinchiude lì dentro, impedendo loro di avere qualsiasi contatto con il mondo esterno, arrivando addirittura a cercare di essere il più autosufficienti possibile per evitare di dover aver a che fare con le persone.
Emma non sa cosa fare, non può agire in maniera sconsiderata perché adesso ha una figlia di cui occuparsi e chissà cosa succederebbe se la abbandonasse nelle mani del marito, perciò ribellarsi non sembra un'opzione fattibile, almeno non nei primi tempi, ma dovrà trovare il coraggio di dire basta, basta per le violenze che è costretta a subire e per la situazione in cui è costretta a vivere, lontano da tutti e da tutto.
L'autrice, attraverso il personaggio di Emma, ha voluto presentarci una delle tematiche più delicate che siamo costretti ad affrontare purtroppo molto spesso: la violenza sulle donne.
Tutto inizia quando incontriamo un uomo, apparentemente quello perfetto, che poi si rivela essere una persona ignobile che picchia la sua compagna senza un apparente motivo se non la rabbia per qualche errore che lei ha, evidentemente, commesso. La fine di queste storie non è sempre la stessa: se va bene, la donna riesce a fuggire e riesce a farsi una nuova vita, con un mucchio di difficoltà; se va malino, la donna continua a fare finta di niente e rimane con lui fino alla vecchiaia; se va proprio male, la donna non ce la fa. In molti casi, l'eventuale happy ending è determinato proprio da colei che subisce violenze, perché è lei che ha il potere di fare qualcosa per fermare la situazione o di non fare nulla, lasciandosi in balia delle mani di un uomo che non la ama, perché chi tiene veramente a una persona non pensa neanche lontanamente ad alzare le mani.
La prospettiva che qui ci viene presentata è la prima, quella di una donna che riesce a scappare dalle grinfie del suo aguzzino: ribellarsi non è facile, a momenti non lo è nemmeno nei confronti dei genitori quando questi ci proibiscono qualcosa, figuriamoci farlo con qualcuno di esterno alla famiglia che crediamo però essere parte della nostra vita; non è nemmeno facile tante volte aprire gli occhi e rendersi conto che quello che si vede non è poi una cosa tanto normale. Il più delle volte, infatti, di fronte a persone a cui volevamo bene diventiamo ciechi, pensiamo che loro ricambino tutti i nostri sentimenti e le nostre buone intenzioni nei loro confronti al 100%, e quando vediamo qualcosa che non ci saremmo mai aspettati da loro iniziamo a giustificarli, magari ha avuto una brutta giornata, sarà successo qualcosa di poco piacevole o qualcuno gli avrà detto qualcosa che lo ha turbato... e si va avanti così, perché spesso è più facile chiudere gli occhi che affrontare la realtà e capire che la persona davanti a noi non è quella che ci aspettavamo, non è quella che abbiamo conosciuto o che credevamo di aver conosciuto. Ci vuole del tempo prima di capire che il rapporto che si è creato non è dei più sani e che non è normale, ci vuole tempo per accettare il nostro errore di valutazione e durante questo tempo la prima cosa che ci viene in mente è: "Cosa ho sbagliato?". No, noi non siamo sbagliate, non è colpa nostra se quella persona non ci tratta come dovrebbe... sì, magari noi possiamo avere di sbagliato il fatto di non aver saputo cogliere in tempo dei possibili segnali, ma questa è la nostra unica "colpa". Se non andiamo bene così come siamo per quella persona, è lei ad avere un problema, non noi. Solo che è più facile credere nel contrario, piuttosto che dare la colpa agli altri, perciò ne passa di tempo prima che arrivi la consapevolezza della nostra "innocenza" in questi contesti.
Eh, e poi però arriva la parte più difficile, bisogna raccogliere tutto il coraggio che abbiamo e mettere fine al rapporto. Non è per niente facile. Il più delle volte ti decidi a farla finita, e poi ci ricaschi, perché quella persona ti permette magari di fissare delle regole o ti chiede perdono e dice che non lo farà più... che fai, non gli credi? Non dai nemmeno una seconda chance? E una terza? Dai, tre è il numero perfetto. E così si incappa di nuovo nelle vecchie abitudini. Ma se si è abbastanza forti e volenterosi, si riuscirà ad arrivare al punto di saper dire di no e di allontanarsi da tutto il male che quella persona ha portato nella vostra vita.
Ecco, questo è quello che ci mostra l'autrice: Emma, dopo aver passato anni a giustificarlo o ad aspettare il momento giusto per non mettere a repentaglio nessun altro, riesce a trovare la forza per scappare dal marito, allontanandosene il più possibile, perché ha capito che non può andare avanti così, a subire violenze senza un motivo.
Il suo coraggio è ammirevole, non tutte riescono a farlo, per paura principalmente: quando si ha paura di qualcosa si rimane annichiliti, non si sa come comportarsi e si finisce per non fare niente e vivere male. E molto spesso la paura impedisce di chiedere aiuto. Quante volte al telegiornale, di fronte a una donna uccisa dal compagno abbiamo sentito dire che "lui sembrava una persona così per bene"? Troppe. Questo perché nessuno se ne accorge, o se succede tutti fanno finta di niente, e la donna in questione non è riuscita a dare segni di malessere, a chiedere, appunto, aiuto mostrando chi era veramente l'uomo tanto per bene che le stava affianco.
Una storia molto emozionante, che fa riflettere e anche soffrire, perché leggere di certi argomenti fa sempre piangere il cuore... insomma, com'è possibile che una persona possa essere tanto crudele da violentare un altro essere umano? E com'è possibile che nessuno mai si accorga di niente? Sono quelle cose che io proprio non riesco a concepire. Un giorno si pensa di aver trovato il principe azzurro, e il giorno dopo si capisce che alla propria porta si è presentato l'uomo nero.
Un romanzo veramente toccante, doloroso in alcuni punti, ma anche pieno di speranza.
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