Autore: Lauren Oliver
Genere: Distopico
Casa editrice: Piemme
Prezzo: 9.90 (copertina rigida)
Pagine: 384
Trama
Nel futuro in cui vive Lena, l'amore è una malattia, causa presunta di guerre, follia e ribellione. E' per questo che gli scienziati sottopongono tutti coloro che compiono diciotto anni a un'operazione che li priva della possibilità di innamorarsi.
Lena non vede l'ora di essere "curata", smettendo così di temere di ammalarsi e cominciare la vita serena che è stata decisa per lei. Ma mancano novantacinque giorni all'operazione e, mentre viene sottoposta a tutti gli esami necessari a Lena capita l'impensabile. Si infetta: si innamora di Alex. E questo sentimento è come tornare a vivere, in una società di automi che non conosce passione, ma nemmeno affetto e comprensione, Lena scoprirà l'importanza di scegliere chi si vuole diventare e con chi si vuole passare il resto della propria vita...
Recensione
Buongiorno, qui è la vostra Katy che vi parla e oggi avrebbe una voglia matta di qualcuno alto, moro, con un ricciolo ribelle che cade sempre sulla fronte, con occhi verde smeraldo, che la abbracciasse perché ha un freddo tremendo e non basta una coperta per tenerla al caldo, ci vorrebbe qualcuno a caso che la riscaldasse con i suoi poteri da alieno.
Comunque, oggi sono qui per parlarvi di un libro che ho letto un paio di mesi fa, uno dei tanti che avevo adocchiato da tempo, ma che mi sono decisa a leggere dopo tanto tempo: ricordo che, quando lessi la trama, rimasi molto colpita e i mio primo pensiero fu che avrei dovuto leggerlo assolutamente, e meno male che l'ho fatto perché, ultimamente, mi stavano mancando i Distopici e con questa trilogia mi sono riappassionata al genere.
Lena vive in una società in cui i ragazzi di diciotto anni vengono sottoposti a una cura contro il Delirium Amoris Nervosum, ovvero l'amore, una malattia terribile che porta alla morte e che deve essere assolutamente curata. La sua vita si prospetta felice: se tutto va bene, finirà il liceo, verrà curata e assegnata a un ragazzo che poi sposerà dopo l'università; purtroppo, l'incontro con Alex, un ragazzo con la cicatrice della cura, mescolerà un po' le carte e la sua vita verrà sconvolta perché piano piano cadrà vittima di questa malattia che è l'amore. Quando se ne rende conto, non riesce a trattenersi, ha bisogno di stare con lui, ma le cose non saranno facili perché lei è promessa ad un altro: se all'inizio pensava che tutto fosse facile, che dovesse sottostare obbligatoriamente alle regole della sua società, ora non ne è più così tanto sicura e dovrà capire cosa vuole per il suo futuro.
Dunque, fino a un paio di mesi fa, non avevo mai letto nulla della Oliver ma avevo sempre sentito pareri molto positivi per tutte le sue opere: se prima pensavo che sarebbe stata un'autrice che sarebbe stata capace di conquistarmi, ora non ci sono più dubbi, questo libro mi è piaciuto molto, mi ha tenuta incollata alle pagine fino alla fine e il finale mi ha straziato il cuore, anche se non poi così tanto perché quando scoprii questo libro lessi anche le trame dei due seguiti e mi spoilerai parecchie cose. In ogni caso, con "Delirium" ho ricoperto il piacere dei Distopici che non leggevo da parecchio tempo e mi sono appassionata alla storia, l'idea dell'amore come malattia mi sembra geniale.
Lena è una ragazza che ha sempre pensato di dover seguire a bacchetta le regole imposte dalla sua società e che ha addirittura sempre paura nel momento in cui lei o qualcuno a lei vicino propone di infrangerle o lo fa, insomma è la tipica persona che non sgarra mai, non dice niente che la potrebbe mettere in posizioni poco piacevoli, soprattutto per via del fatto che sua madre si è suicidata per aver infranto la regola per eccellenza, ovvero si era infettata e il delirium l'ha portata a mettere fine alla sua vita.
Diciamo che all'inizio mi stava parecchio antipatica perché era un po' irritante con tutta la sua paura che compariva ogni 3x2, ma quando inizia a incontrarsi con Alex la paura viene un po' messa da parte (ma in alcuni punti ricompare) dall'euforia di questo nuovo sentimento proibito e tutto il suo mondo si mette sotto sopra, tutte le sue convinzioni iniziano a vacillare e questo la renderà più determinata e meno frignona di prima, inizierà anche ad essere un po' più impavida.
Diciamo che all'inizio mi stava parecchio antipatica perché era un po' irritante con tutta la sua paura che compariva ogni 3x2, ma quando inizia a incontrarsi con Alex la paura viene un po' messa da parte (ma in alcuni punti ricompare) dall'euforia di questo nuovo sentimento proibito e tutto il suo mondo si mette sotto sopra, tutte le sue convinzioni iniziano a vacillare e questo la renderà più determinata e meno frignona di prima, inizierà anche ad essere un po' più impavida.
Alex è un ragazzo di diciannove anni che incontriamo per la prima volta sul suo posto di lavoro, o meglio nel luogo in cui lavora, anche se teoricamente non avrebbe dovuto trovarsi laddove lo vediamo: a una prima occhiata sembrerebbe un po' arrogante, di quelli che adorano prendere in giro la gente e farli sentire a disagio, ma poi scopriamo che, in realtà, è anche molto dolce, uno che ha alle spalle una storia complicata per via di quello che è ed è triste perché non è nel suo luogo di nascita. Inoltre, è un ragazzo che non ha paura dell'amore o di imbarcarsi in situazioni anche pericolose, tuttavia la sua unica preoccupazione è la protagonista perché la ama e, anche se non lo dice a parole, gli spezzerebbe il cuore vederla allontanarsi da lui, cosa che succederà dopo che avrà preso la cura.
Hana è la migliore amica di Lena e sin da subito vediamo il suo spirito rivoluzionario, non esita a fare cose proibite e non ha paura di dire quello che pensa veramente, ma sotto sotto questa sua spavalderia nei confronti delle regole è nata dalla non consapevolezza piena delle conseguenze, infatti quando succederà una certa cosa capirà che non andava presa la situazione tanto alla leggera; in ogni caso si rivela una buona amica, anche se le due litigheranno a causa della troppa paura della protagonista, ma si riconcilieranno dopo aver fatto passare un po' di acqua sotto i ponti.
Tra gli altri personaggi abbiamo la zia, una donna al quanto insignificante, a mio parere, che vuole solo che la nipote prenda la cura e faccia una buona impressione per avere dei candidati decenti, lo zio, pure lui al quanto insignificante, un uomo che non si sa bene da che parte stia, ma che anche lui vuole solo che lei prenda questa maledetta cura, e le cugine Grace, una bambina che apparentemente non parla, e Jenny, un tipetto di nove anni che guarda tutti dall'alto in basso come se i piccoli fossero gli altri.
Ora diamo uno sguardo alla società: siamo in una Portland del futuro e in tutti gli Stati Uniti i ragazzi diciottenni devono essere sottoposti alla cura per questa malattia che è l'amore e tutti quelli che vengono curati vivono felici e, sostanzialmente, senza emozioni; perché l'amore è considerato come il male? Perché in nome di esso sono state fatte azioni anche poco rispettabilii, come la guerra, uccisioni, suicidi e, secondo questa società, deve essere eliminato per preservare la pace e diminuire le morti e i divorzi per via di esso.
Quest'idea è, a mio avviso, geniale: in genere gli elementi di distopia sono dati da una semplice società piuttosto dispotica, in cui ci potrebbe essere una persona a capo della suddetta e poi potrebbe esserci la/il protagonista che fa venir a galla una rivoluzione, però non avevo fin'ora mai incontrato un libro in cui non ci fosse solo una rivoluzione (che qui non c'è ancora, ma sappiamo bene che prima o poi nei Distopici la si ritrova), ma anche qualcosa di più alla sua base che non fosse un semplice desiderio di libertà e di riportare il potere a un livello non dispotico.
Una cosa che mi ha dato sui nervi è che anche qui le persone già curate guardano malissimo chi non lo è, come se fosse una colpa non avere ancora diciotto anni per prendere questa stramaledettissima cura: a parte il fatto che ultimamente gli autori stanno usando tantissimo il tema del diverso perché va di moda e ogni tanto mi piacerebbe non vederlo perché è un po' come i triangoli amorosi, di cui dopo averne visti trenta sei anche stanco, ma la cosa che mi fa arrabbiare è il fatto che questi sguardi nei confronti di chi non è conforme alla massa sono ormai all'ordine del giorno e la gente non capisce che il proverbio "Il mondo è bello perché è vario" non è mica nato tanto per, ma ha un fondamento che vuol dire che ognuno può essere chi vuole *in sottofondo si sente Hogarth dire al Gigante: "Tu sei chi scegli e cerchi di essere"*
Concludendo, perché devo andare a mangiare e fra poco mia madre inizierà a chiamarmi, a dirmi che la pasta è pronta e a grattare il formaggio sulla pasta appena uscita dalla pentola (cosa che odio perché non mi piace che il Parmigiano diventi una specie di panna "Chef"), questo libro mi è piaciuto molto, mi ha anche sorpreso perché non pensavo che sarebbe stato così, che mi avrebbe coinvolta in questo modo, e l'autrice è riuscita a creare un mondo che ha saputo attrarre la mia curiosità sin da quando trovai il libro su Amazon, quasi per caso.
Mi è piaciuta tanto la società, il modo in cui è stata presentata e l'idea di mettere l'amore al centro di tutto in quanto malattia mortale è una genialata mostruosa, una cosa unica e originale, sebbene l'idea di base, oltre ad esso, sia la stessa degli altri Distopici, dove il protagonista di turno si unirà a una ribellione perché vuole cambiare la propria società e sarà il paladino della rivoluzione.
Insomma, una storia appassionante che in qualche punto mi ha anche fatto sentire partecipe o, comunque, mi ha fatto provare un paio di emozioni, che fanno capire che il libro in questione ha fatto il suo dovere ed è riuscito ad attirare la mia attenzione.
Voto:
Quest'idea è, a mio avviso, geniale: in genere gli elementi di distopia sono dati da una semplice società piuttosto dispotica, in cui ci potrebbe essere una persona a capo della suddetta e poi potrebbe esserci la/il protagonista che fa venir a galla una rivoluzione, però non avevo fin'ora mai incontrato un libro in cui non ci fosse solo una rivoluzione (che qui non c'è ancora, ma sappiamo bene che prima o poi nei Distopici la si ritrova), ma anche qualcosa di più alla sua base che non fosse un semplice desiderio di libertà e di riportare il potere a un livello non dispotico.
Una cosa che mi ha dato sui nervi è che anche qui le persone già curate guardano malissimo chi non lo è, come se fosse una colpa non avere ancora diciotto anni per prendere questa stramaledettissima cura: a parte il fatto che ultimamente gli autori stanno usando tantissimo il tema del diverso perché va di moda e ogni tanto mi piacerebbe non vederlo perché è un po' come i triangoli amorosi, di cui dopo averne visti trenta sei anche stanco, ma la cosa che mi fa arrabbiare è il fatto che questi sguardi nei confronti di chi non è conforme alla massa sono ormai all'ordine del giorno e la gente non capisce che il proverbio "Il mondo è bello perché è vario" non è mica nato tanto per, ma ha un fondamento che vuol dire che ognuno può essere chi vuole *in sottofondo si sente Hogarth dire al Gigante: "Tu sei chi scegli e cerchi di essere"*
Concludendo, perché devo andare a mangiare e fra poco mia madre inizierà a chiamarmi, a dirmi che la pasta è pronta e a grattare il formaggio sulla pasta appena uscita dalla pentola (cosa che odio perché non mi piace che il Parmigiano diventi una specie di panna "Chef"), questo libro mi è piaciuto molto, mi ha anche sorpreso perché non pensavo che sarebbe stato così, che mi avrebbe coinvolta in questo modo, e l'autrice è riuscita a creare un mondo che ha saputo attrarre la mia curiosità sin da quando trovai il libro su Amazon, quasi per caso.
Mi è piaciuta tanto la società, il modo in cui è stata presentata e l'idea di mettere l'amore al centro di tutto in quanto malattia mortale è una genialata mostruosa, una cosa unica e originale, sebbene l'idea di base, oltre ad esso, sia la stessa degli altri Distopici, dove il protagonista di turno si unirà a una ribellione perché vuole cambiare la propria società e sarà il paladino della rivoluzione.
Insomma, una storia appassionante che in qualche punto mi ha anche fatto sentire partecipe o, comunque, mi ha fatto provare un paio di emozioni, che fanno capire che il libro in questione ha fatto il suo dovere ed è riuscito ad attirare la mia attenzione.
Voto:
Ciao Katy wow ho amato molto questa serie e la Oliver ha la capacità di sconvolgere ^_^
RispondiEliminaSì, effettivamente la Oliver riesce al contempo a crearti un mondo molto intrigante e a sconvolgere il tuo a causa dei suoi finali che ti lasciano con un'espressione esattamente identica a quella di Sebastian, de "La Sirenetta". :)
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