Ri-buongiorno! Qui è di nuovo la vostra Katy che vi rompe le scatole parla e, come promesso, eccovi la recensione del quinto romanzo della serie Blood Bonds.
Titolo: Per Combatterti
Serie: Blood Bonds #5
Autore: Chiara Cilli
Genere: Dark Contemporary Romance
Casa editrice: Self-publishing
Prezzo: €2.99 (ebook)
€11.58 (copertina flessibile)
Pagine: 208
Trama
Nella mia mente sento ancora il riverbero delle frustate.
Ogni giorno i segni sulla mia pelle mi ricordano quello che lui mi ha fatto.
Ho dovuto lasciarla, o saremmo morti.
Credevo sarebbe tornato per portarmi via. Ma non l'ha fatto.
Ora devo concentrarmi sul mio scopo.
Ora appartengo alla Regina.
E' arrivato il momento di punire coloro che mi hanno fatto del male.
Il momento di affrontare il mio primo incarico è arrivato.
Non importa se mi ritroverò Nadyia tra i piedi.
Ma non sarò mai in grado di uccidere colui che ho amato.
Avrò la mia vendetta.
Questo romanzo contiene situazioni inquietanti, scene violente e omicidi. Non adatto a persone suscettibili ai temi trattati. +18
Recensione
*mi raccomando, fate attenzione perché potrebbero esserci spoiler relativi al volume precedente, "Per Addestrarti". Io vi ho avvertito*
La storia riprende leggermente dopo il punto in cui l'avevamo lasciata alla fine del volume precedente, quando i nostri amati Andyia avevano dovuto separarsi e Nadyia aveva dovuto iniziare il "corso d'addestramento" per poter diventare un sicario o una spia per la Regina, Neela Šarapova, ovvero per poter quantomeno sopravvivere, anche se questo avrebbe voluto dire addio a Andrè Lamaze, l'uomo per cui prova inaspettatamente qualcosa di molto profondo.
Ora che l'addestramento è entrato nel pieno della sua attività, Nadyia deve portare a termine l'ultimo compito per poter diventare sicario, ma non era affatto pronta a scoprire cosa avrebbe dovuto fare: eliminare il legame più stretto col passato che abbia mai avuto per poter andare avanti e servire la Regina senza scrupoli. Per farlo avrà solo una settimana a disposizione, una settimana in cui dovrà decidere se acconsentire alla richiesta della Šarapova, oppure mantenere la sua umanità e farsi uccidere.
Nel frattempo, André non se ne sta con le mani in mano: da una parte, si occupa della sua famiglia e della sua vendetta personale, mentre dall'altra continua a pensare a Nadyia, pur sapendo che non c'è nulla che lui possa fare e che sarebbe meglio la dimenticasse definitivamente. Tuttavia, il loro legame è molto forte, addirittura troppo per poter pensare di, semplicemente, dimenticarsene... ma qualunque piano loro possano programmare, c'è pur sempre l'astuzia della Regina da prendere in considerazione, insieme alla capacità di sacrificarsi l'uno per l'altro, nonostante le conseguenze che potrebbero derivarne.
Nadyia si dimostra sempre la donna combattiva che abbiamo incontrato in "Per Addestrarti", però in questo volume è meno presa da combattimenti vari e risse perché ci ritroviamo in un ambiente diverso dal castello-palazzo-dimora dei fratelli Lamaze, dove l'atmosfera è permeata da molta più violenza di quanto abbiamo visto qui. Questa volta, più che dolori fisici per lei ci sono soprattutto sofferenze psicologiche: è vero che la sua schiena risente ancora di quello che è successo alla fine dello scorso volume, che l'addestramento è tosto, ma talvolta è peggio quando l'esterno sta relativamente bene, mentre l'interno è pieno di ferite; senza neanche preavviso, Nadyia si ritroverà a dover compiere un'azione tremenda e questo la turberà molto, vedremo il suo tormento interiore, i suoi dubbi, la sua disperazione, ma piano pianino crescerà in lei un sentimento libertino di determinazione, perché vuole cercare un'altra soluzione, prima che il suo tempo scada.
E poi, in mezzo ai suoi pensieri, c'è anche spazio per André, l'uomo di cui è indubbiamente innamorata e che spera possa venirla a salvare: è proprio questa speranza che la porta ad andare avanti, che non la lascia andare alla disperazione, è per lui che resiste ed è forse altrettanto per lui che accetta l'incarico, sebbene con qualche (moltissimi) riguardo.
Insomma, sarà messa a dura prova e si sentirà parecchio in colpa per aver accettato, però al contempo ama troppo per poter pensare di non farlo, sebbene cerchi una via di fuga per non perdere la sua umanità.
E a proposito di umanità, Nadyia in questo volume mi ha ricordato tanto i fratelli Salvatore di "The Vampire Diaries", perché loro hanno in comune il desiderio di non diventare dei mostri, non fare del male alla gente, però sono altresì consapevoli che talvolta una soluzione potrebbe non essere raggiungibile.
Dal canto suo, il nostro André Lamaze sta cercando di dimenticare questa parentesi bella della sua vita, ritornando al lato oscuro, infatti si impegna per portare a termine la vendetta di famiglia e lo fa in modi molto poco teneri e coccolosi. Purtroppo per lui, però, i suoi sentimenti per Nadyia non sono facili da cancellare, nemmeno con la violenza a cui è solito rivolgersi quando vuole rimettersi sulla carreggiata più giusta e naturale per lui, perché nulla può fargli dimenticare il modo in cui si sente.
Se, quindi, da una parte piomba nuovamente nella sua antica oscurità, dall'altra l'amore che prova per lei (perché è palesemente amore, ammettilo ciccio caro) non lo lascia andare e lui sa bene che questo potrebbe impedirgli di portare a compimento al meglio il suo piano.
E a proposito di questo, c'è da dire che Nadyia non è la sola ad avere i complessi, anche André è turbato, ma il suo tormento è dovuto al fatto che non sa cosa fare per tenerla in vita, perché in tutti i casi ci sarebbe la possibilità di perderla per sempre e non è facile capire come procedere.
Ora mai l'oscurità non possiede più tutto il suo cuore, vorrebbe ma non ce la fa, è troppo forte il barlume di luce che si è acceso, seppure sia molto piccolo, in confronto alle vecchie tenebre. In compenso, è rimasto il gelo calcolatore e non ha ancora voglia di andarsene perché sa che se non ci fosse lui a dirigere le scelte di André, a quest'ora le cose sarebbero messe molto male, ancora di più di quanto non lo siano già.
Devo ammettere che questo quinto volume l'ho trovato meno cupo degli altri e anche meno angosciante, perché prende proprio una piega diversa: innanzitutto non siamo più nel castello degli orrori dei Lamaze (che io mi sono sempre immaginata come la fortezza di Dracula, quindi con tutto l'arredamento sui toni del nero e del rosso cupo), ma siamo nel territorio della Regina, che almeno per il momento fa meno paura perché non ci siamo rimasti abbastanza da poter fare un confronto fra le due dimore; e quindi cos'è che rende l'atmosfera meno cupa, almeno secondo me? Il fatto che la stragrande maggioranza del libro è ambientato all'esterno, in una città apparentemente tranquilla, in una casa dove non si sente la presenza di alcuna oscurità se non quella che si porta dietro Nadyia.
Anche dal punto di vista della violenza, ho trovato che fosse di meno, anche se più brutale, soprattutto alla fine, il che compensava la minore quantità di lotte e quant'altro.
E poi, ahi il mio povero cuore, c'è anche meno Andyia e questo mi ha fatto un po' male perché secondo me io non mi ero mica resa conto tanto bene cosa avrebbe comportato la fine di "Per Addestrarti"! O meglio, probabilmente me n'ero resa conto a suo tempo, ma sono stata così brava a mettere da parte la storia per evitare di stare con l'ansia fino al momento in cui il seguito non sarebbe stato pubblicato, che quando ho iniziato a leggere "Per Combatterti" non mi ero preoccupata più di tanto. E invece, poi, mi sono resa conto che effettivamente ci sarebbero state meno scene Andyia perché non vivono più insieme, meno sensazione di assistere a un tango apache e più separazione... mi sa che non ero psicologicamente pronta a tutto questo. Come ho anche l'impressione di non aver metabolizzato ancora il finale, di non aver capito quali saranno le conseguenze, e mi sa che mi ci vorrà un mesetto per comprendere a che punto siamo arrivati con il casino (o forse non l'avrò realizzato fino alla pubblicazione del prossimo volume), anche perché è stato tutto troppo veloce, ho finito di leggerlo in meno di tre ore e alla fine ero lì, con lo sguardo perso a ripetermi che non poteva essere già finito.
Detto ciò, confesso che mi è piaciuto leggermente di meno del precedente volume, ma proprio leggermente: in realtà credo più che altro che sia un problema mio, non tanto del libro o della storia in sé, perché mi è capitato già un'altra volta che il primo volume (perché tecnicamente "Per Addestrarti" è il primo della trilogia, anche se il quarto della serie) mi piacesse veramente tanto, mentre il secondo mi piacesse sempre molto, ma leggermente di meno, e quindi credo semplicemente che il mio cervello si sia ritrovato un po' spiazzato e ho impiegato un attimino in più del previsto a raccapezzarmi in questa nuova situazione.
In ogni caso, continuo a pensare che sia veramente una bella storia (nonostante il concetto di bellezza possa stridere con la violenza, ma avete capito che cosa voglio dire), costruita egregiamente e in maniera tale da lasciarti spiazzato quando scopri determinate cose, perché non te lo aspetti, sai solo che accade qualcosa dal prologo, ma poi non puoi essere sicura di chi si parla, perché la situazione che ti viene presentata all'inizio è ancora un mistero e perché potrebbe, sempre la situazione, evolversi male oppure rivelarsi terribile.
Insomma, io credo che sia uno di quei romanzi che ti fanno stare perennemente seduto a fianco della famigerata amica ansia, che ogni tanto si tramuta in sconcerto puro, visto che non te lo aspetti per nulla quello che accade, e che, in un qual certo senso, ti fanno emozionare, perché senti il turbinio di emozioni dei personaggi come se fossero quasi le tue.
Voto:
*mi raccomando, fate attenzione perché potrebbero esserci spoiler relativi al volume precedente, "Per Addestrarti". Io vi ho avvertito*
La storia riprende leggermente dopo il punto in cui l'avevamo lasciata alla fine del volume precedente, quando i nostri amati Andyia avevano dovuto separarsi e Nadyia aveva dovuto iniziare il "corso d'addestramento" per poter diventare un sicario o una spia per la Regina, Neela Šarapova, ovvero per poter quantomeno sopravvivere, anche se questo avrebbe voluto dire addio a Andrè Lamaze, l'uomo per cui prova inaspettatamente qualcosa di molto profondo.
Ora che l'addestramento è entrato nel pieno della sua attività, Nadyia deve portare a termine l'ultimo compito per poter diventare sicario, ma non era affatto pronta a scoprire cosa avrebbe dovuto fare: eliminare il legame più stretto col passato che abbia mai avuto per poter andare avanti e servire la Regina senza scrupoli. Per farlo avrà solo una settimana a disposizione, una settimana in cui dovrà decidere se acconsentire alla richiesta della Šarapova, oppure mantenere la sua umanità e farsi uccidere.
Nel frattempo, André non se ne sta con le mani in mano: da una parte, si occupa della sua famiglia e della sua vendetta personale, mentre dall'altra continua a pensare a Nadyia, pur sapendo che non c'è nulla che lui possa fare e che sarebbe meglio la dimenticasse definitivamente. Tuttavia, il loro legame è molto forte, addirittura troppo per poter pensare di, semplicemente, dimenticarsene... ma qualunque piano loro possano programmare, c'è pur sempre l'astuzia della Regina da prendere in considerazione, insieme alla capacità di sacrificarsi l'uno per l'altro, nonostante le conseguenze che potrebbero derivarne.
Nadyia si dimostra sempre la donna combattiva che abbiamo incontrato in "Per Addestrarti", però in questo volume è meno presa da combattimenti vari e risse perché ci ritroviamo in un ambiente diverso dal castello-palazzo-dimora dei fratelli Lamaze, dove l'atmosfera è permeata da molta più violenza di quanto abbiamo visto qui. Questa volta, più che dolori fisici per lei ci sono soprattutto sofferenze psicologiche: è vero che la sua schiena risente ancora di quello che è successo alla fine dello scorso volume, che l'addestramento è tosto, ma talvolta è peggio quando l'esterno sta relativamente bene, mentre l'interno è pieno di ferite; senza neanche preavviso, Nadyia si ritroverà a dover compiere un'azione tremenda e questo la turberà molto, vedremo il suo tormento interiore, i suoi dubbi, la sua disperazione, ma piano pianino crescerà in lei un sentimento libertino di determinazione, perché vuole cercare un'altra soluzione, prima che il suo tempo scada.
E poi, in mezzo ai suoi pensieri, c'è anche spazio per André, l'uomo di cui è indubbiamente innamorata e che spera possa venirla a salvare: è proprio questa speranza che la porta ad andare avanti, che non la lascia andare alla disperazione, è per lui che resiste ed è forse altrettanto per lui che accetta l'incarico, sebbene con qualche (moltissimi) riguardo.
Insomma, sarà messa a dura prova e si sentirà parecchio in colpa per aver accettato, però al contempo ama troppo per poter pensare di non farlo, sebbene cerchi una via di fuga per non perdere la sua umanità.
E a proposito di umanità, Nadyia in questo volume mi ha ricordato tanto i fratelli Salvatore di "The Vampire Diaries", perché loro hanno in comune il desiderio di non diventare dei mostri, non fare del male alla gente, però sono altresì consapevoli che talvolta una soluzione potrebbe non essere raggiungibile.
Dal canto suo, il nostro André Lamaze sta cercando di dimenticare questa parentesi bella della sua vita, ritornando al lato oscuro, infatti si impegna per portare a termine la vendetta di famiglia e lo fa in modi molto poco teneri e coccolosi. Purtroppo per lui, però, i suoi sentimenti per Nadyia non sono facili da cancellare, nemmeno con la violenza a cui è solito rivolgersi quando vuole rimettersi sulla carreggiata più giusta e naturale per lui, perché nulla può fargli dimenticare il modo in cui si sente.
Se, quindi, da una parte piomba nuovamente nella sua antica oscurità, dall'altra l'amore che prova per lei (perché è palesemente amore, ammettilo ciccio caro) non lo lascia andare e lui sa bene che questo potrebbe impedirgli di portare a compimento al meglio il suo piano.
E a proposito di questo, c'è da dire che Nadyia non è la sola ad avere i complessi, anche André è turbato, ma il suo tormento è dovuto al fatto che non sa cosa fare per tenerla in vita, perché in tutti i casi ci sarebbe la possibilità di perderla per sempre e non è facile capire come procedere.
Ora mai l'oscurità non possiede più tutto il suo cuore, vorrebbe ma non ce la fa, è troppo forte il barlume di luce che si è acceso, seppure sia molto piccolo, in confronto alle vecchie tenebre. In compenso, è rimasto il gelo calcolatore e non ha ancora voglia di andarsene perché sa che se non ci fosse lui a dirigere le scelte di André, a quest'ora le cose sarebbero messe molto male, ancora di più di quanto non lo siano già.
Devo ammettere che questo quinto volume l'ho trovato meno cupo degli altri e anche meno angosciante, perché prende proprio una piega diversa: innanzitutto non siamo più nel castello degli orrori dei Lamaze (che io mi sono sempre immaginata come la fortezza di Dracula, quindi con tutto l'arredamento sui toni del nero e del rosso cupo), ma siamo nel territorio della Regina, che almeno per il momento fa meno paura perché non ci siamo rimasti abbastanza da poter fare un confronto fra le due dimore; e quindi cos'è che rende l'atmosfera meno cupa, almeno secondo me? Il fatto che la stragrande maggioranza del libro è ambientato all'esterno, in una città apparentemente tranquilla, in una casa dove non si sente la presenza di alcuna oscurità se non quella che si porta dietro Nadyia.
Anche dal punto di vista della violenza, ho trovato che fosse di meno, anche se più brutale, soprattutto alla fine, il che compensava la minore quantità di lotte e quant'altro.
E poi, ahi il mio povero cuore, c'è anche meno Andyia e questo mi ha fatto un po' male perché secondo me io non mi ero mica resa conto tanto bene cosa avrebbe comportato la fine di "Per Addestrarti"! O meglio, probabilmente me n'ero resa conto a suo tempo, ma sono stata così brava a mettere da parte la storia per evitare di stare con l'ansia fino al momento in cui il seguito non sarebbe stato pubblicato, che quando ho iniziato a leggere "Per Combatterti" non mi ero preoccupata più di tanto. E invece, poi, mi sono resa conto che effettivamente ci sarebbero state meno scene Andyia perché non vivono più insieme, meno sensazione di assistere a un tango apache e più separazione... mi sa che non ero psicologicamente pronta a tutto questo. Come ho anche l'impressione di non aver metabolizzato ancora il finale, di non aver capito quali saranno le conseguenze, e mi sa che mi ci vorrà un mesetto per comprendere a che punto siamo arrivati con il casino (o forse non l'avrò realizzato fino alla pubblicazione del prossimo volume), anche perché è stato tutto troppo veloce, ho finito di leggerlo in meno di tre ore e alla fine ero lì, con lo sguardo perso a ripetermi che non poteva essere già finito.
Detto ciò, confesso che mi è piaciuto leggermente di meno del precedente volume, ma proprio leggermente: in realtà credo più che altro che sia un problema mio, non tanto del libro o della storia in sé, perché mi è capitato già un'altra volta che il primo volume (perché tecnicamente "Per Addestrarti" è il primo della trilogia, anche se il quarto della serie) mi piacesse veramente tanto, mentre il secondo mi piacesse sempre molto, ma leggermente di meno, e quindi credo semplicemente che il mio cervello si sia ritrovato un po' spiazzato e ho impiegato un attimino in più del previsto a raccapezzarmi in questa nuova situazione.
In ogni caso, continuo a pensare che sia veramente una bella storia (nonostante il concetto di bellezza possa stridere con la violenza, ma avete capito che cosa voglio dire), costruita egregiamente e in maniera tale da lasciarti spiazzato quando scopri determinate cose, perché non te lo aspetti, sai solo che accade qualcosa dal prologo, ma poi non puoi essere sicura di chi si parla, perché la situazione che ti viene presentata all'inizio è ancora un mistero e perché potrebbe, sempre la situazione, evolversi male oppure rivelarsi terribile.
Insomma, io credo che sia uno di quei romanzi che ti fanno stare perennemente seduto a fianco della famigerata amica ansia, che ogni tanto si tramuta in sconcerto puro, visto che non te lo aspetti per nulla quello che accade, e che, in un qual certo senso, ti fanno emozionare, perché senti il turbinio di emozioni dei personaggi come se fossero quasi le tue.
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