martedì 18 luglio 2017

Mini- recensione Il castello dei destini incrociati

Titolo: Il castello dei destini incrociati
Autore: Italo Calvino
Genere: Narrativa
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: €12.00 (copertina flessibile)
Pagine: 184






Trama
Un gruppo di viaggiatori che, per una serie di circostanze, hanno perso la parola si ritrovano in un castello. L'unico mezzo per comunicare è un mazzo di tarocchi.
Recensione
Buongiorno! Qui è la vostra Katy che vi parla e anche oggi il caldo si fa sentire, ma, in compenso, ho visto poche zanzare dall'inizio dell'estate e nessuna mi ha punto quindi sono piuttosto contenta anche perché un paio di anni fa ero uscita la sera per vedere una manifestazione: addosso avevo dei pantaloni lunghi, una magliettina a maniche corte e dei sandali molto aperti... volete provare a indovinare dove sono andate a pungermi le zanzare? Sui piedi! Ma io dico, l'intelligenza? Che poi ho anche passato tutta la serata a cercare di alleviare il prurito, anche perché, le ho contate le punture, erano quindici sul piede destro e quindici sul sinistro (poi l'indomani mi punse un'altra zanzara e sono arrivate a sedici e sedici).
A parte questo, oggi sono tornata per parlarvi brevemente di un libro che ho letto per la scuola e che mi è piaciuto abbastanza, soprattutto la prima parte, ma nel complesso l'ho trovato carino e forse è uno di quelli che mi è piaciuto di più di Calvino, che io ho sempre reputato uno scrittore fuori di testa per le storie che scriveva.

Una serie di persone si ritrovano in questo castello che ora è adibito a taverna e i cui vecchi castellani si sono trovati costretti a diventare osti: quando arrivano qui scoprono di non poter parlare fra di loro, di non poter emettere alcun suono, perciò decidono di narrare ciascuno la propria storia utilizzando le carte dei tarocchi e, guarda caso, le differenti storie riescono a collegarsi per qualche strano motivo... ogni volta che uno di loro finisce di raccontare, infatti, ce n'è sempre un'altro che ritrova qualcosa di se stesso nelle carte che hanno presentato la storia del precedente e le sue le spiega proprio a partire dalla carta che ha risvegliato in lui qualcosa.
Ognuno di loro racconterà la propria storia in modo differente, chi con enfasi, chi con emozione, chi forse con più confusione, ma tutte queste saranno comprensibili e le stesse carte avranno significati diversi a seconda dei casi.

Dunque, la particolarità di questo breve romanzo è il fatto che è tutto basato sui tarocchi: come se facessero una seduta da una veggente, o come si chiama (non sono sicura che chi scopre i tarocchi si chiami veggente, ma pazienza), ogni personaggio presente nella taverna scopre le sue carte una a una e modella la propria faccia di conseguenza, facendo capire a tutti gli altri come si è sentito, e come ancora ora si sente, riguardo a certe avventure e a certe persone che ha incontrato nel corso del suo cammino. Le carte che vengono scoperte sono generalmente quelle che simboleggiano, per citarne una, il denaro, ma ci sono anche quelle dei ventidue arcani, quindi c'è il Matto, la Morte, l'Imperatore, la Luna e tanto altro, e tutto questo io l'ho trovato molto interessante, oltre che una trovata veramente geniale perché bisogna fare un grande lavoro per far sì che le storie si colleghino l'una all'altra e per anche solo capire come devono evolversi le varie storie.

Come se non bastasse, questa storia mi ha ricordato moltissimo "The Arcana Chronicles" con le varie carte degli arcani e questo mi ha fatto sentire potente perché mentre facevo i miei collegamenti vari fra carte e personaggi della serie ero anche in grado di dire cosa simboleggiavano e cose varie e mi è piaciuto un sacco perché, ha-ha, Calvino, i tarocchi un minimo li conosco, quindi so di cosa stai parlando!

Allora, visto che siamo giunti alla conclusione perché non avevo moltissimo da dire, vi devo dire che quando il mio professore di italiano ci ha presentato questa lettura ci ha detto che il tema fondamentale era la scrittura: all'inizio, leggendo il libro, non riuscivo a capire cosa c'entrasse la scrittura in tutto questo perché non vedevo figure retoriche o espedienti stilistici particolari (e okay che non sarò bravissima a scrivere, però qualcosina so), finché non ho capito che, probabilmente, il mio professore alludeva al processo di scrittura, a come è stato creato un testo del genere che può sembrarci folle e eccentrico per l'assurdità e la genialità di come viene sviluppato, ma che in realtà è frutto di uno studio ben preciso, fatto di schemini vari che collegano gli argomenti, insomma di una traccia da seguire. E forse, ma queste sono solo mie supposizioni, il mio insegnante voleva anche farci capire che quando scriviamo è importante sempre avere una traccia perché bisogna che tutto sia coerente e coeso e, in ogni caso, un testo che segue un nostro schemino e che non viene prodotto sul momento può essere migliore.

Insomma, una bella storiella, un po' particolare ma normale se paragonata alle altre di Calvino, che mi è piaciuta soprattutto per via del modo in cui è stata costruita, come dei tasselli che venivano posti uno vicino all'altro combaciando perfettamente, ma di cui ho apprezzato di più la prima parte che la seconda.
Voto:

2 commenti:

  1. Ciao Katy! Calvino è uno degli autori classici che preferisco e di cui ho letto più opere. Il castello dei destini incrociati mi manca e voglio recuperarlo presto perché sembra proprio interessante e particolare :)

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    1. Ciao Maria! Sì, "Il castello dei destini incrociati" è molto particolare, però, personalmente, credo che sia molto bello, strano come molti libri di Calvino, ma bello :)

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